Gli alberi che sostengono il mondo

In Italia, come abbiamo visto nel precedente articolo, il primo “Censimento nazionale degli alberi di notevole interesse” è stato avviato nel 1982 a cura del Corpo forestale dello Stato. Diamo ora un’occhiata alle normative di altre paesi per la tutela degli alberi monumentali. In Spagna è compito delle singole comunità stabilire “ordinanze municipali per la tutela degli alberi di interesse locale in cui vengono descritti sia il sistema di catalogazione, le regole per la gestione dell’albero e dell’ambiente, le tecniche specifiche di conservazione sia l’aspetto finanziario, le infrazioni e le sanzioni”. Quelli che in Italia sono definiti alberi monumentali in Francia sono detti “arbre remarquable”. Qui “la problematica della tutela degli alberi monumentali fu affrontata in Francia già nel 1899” e il “2 maggio 1930 venne poi emanata una legge relativa alla tutela dei monumenti naturali e dei luoghi di carattere artistico, storico, scientifico, leggendario o pittoresco”. In Gran Bretagna, per sancire la protezione di un albero, non è necessario che questo sia di “particolari dimensioni” o di “veneranda età. Infatti, un qualsiasi albero isolato o componente di un terreno boscoso può essere tutelato da un Tpo”. Vale a dire un Tree Preservation Order. Qualsiasi tipo di intervento può essere effettuato solo su permesso del consiglio locale, con sanzioni pecuniarie pesanti per chi non rispetta la regola. Per i più curiosi, qui c’è il sito che riporta gli alberi più notevoli d’Inghilterra: sono più di 110.000. Negli Statti Uniti il censimento degli alberi di notevole interesse cominciò già nel settembre del 1940. “Nacque così il Programma nazionale dei grandi alberi (National big tree programm) che dal 1978 è noto come Registro nazionale dei grandi alberi (National register of big trees), e che rappresenta da più di settantant’anni un valido strumento per la tutela dei grandi patriarchi verdi americani. Il programma Big tree è attivo in tutti i 50 Stati americani”. L’elenco viene aggiornato di anno in anno anche grazie alle segnalazioni dei cittadini e pubblicato qui. Fonte delle informazioni e delle citazioni riportate sopra è l’articolo tratto dal sito del Corpo forestale dello stato e pubblicato qui.

Ma quali sono dunque gli alberi più vecchi del mondo? Alcuni sono anche in Italia, come l’olivo selvatico di San Baltolu di Luras, nella provincia di Sassari con un’età stimata di oltre 3500 anni. “Poco” in confronto all’Old Tjikko, nel Parco nazionale Fulufjället in Svezia: è cresciuto durante l’ultima glaciazione e il suo apparato di radici supera i 9500 anni. Non da meno il pino Bristlecone, nella Inyo National Forest in California: supera i 4700 anni di età. Sempre in California c’è il Lone Cypress, il cipresso solitario, considerato uno degli alberi più fotografati in America, se non nel mondo (ma ha “solo” sui 250 anni di età). Notevole “Il Senatore” – un cipresso nel Big Tree Park in Florida: età stimata 3500 anni, distrutto però da un incendio nel gennaio 2012. Rimane sua “sorella”: il cipresso Lady Liberty (2000 anni). Maestose sono le sequoie del Sequoia national park in California, tra i quali spicca l’albero più grande del mondo, per volume: il General Sherman, alto 83,8 metri con una circonferenza alla base di 31,1 metri. La sua età precisa non è stabilita, ma come le altre sequoie presenti nel parco, si stima abbia fra i 1.800 and i 2.700 anni. Da non dimenticare il sistema di ramificazioni di Pando, nello Utah, risalente a 8000 anni e più.

Ha 2000 anni invece il Cipresso di Montezuma a Oaxaca in Messico. Una leggenda narra che fu piantato da Pechocha, un sacerdote de Ehécatl, dio del vento e che il suolo dove cresce sia considerata zona sacra. L’”Árbol del Tule” – questo il suo nome in spagnolo – non se la passava bene, anche a causa dell’inquinamento dovuto all’autostrada adiacente. E’ stato oggetto di recupero e ora ha una sua area protetta. Da non dimenticare le offerte ai Baobab in Madagascar o i fichi sacri in Thailandia e in India, l’eucalipto australiano che oltre ad essere fonte di cibo per i Koala è il legno usato per costruire il didgeridoo degli aborigeni. E ancora, c’è o meglio c’era la Spina Santa di Glastonbury, in Inghilterra, nata, come vuole la tradizione, dal bastone di Giuseppe d’Arimatea. L’albero è stato distrutto a causa di atti vandalici in una notte, nel 2010. E ancora, c’è la millenaria Quercia di Abramo nella valle di Mamre, nei pressi di Hebron in Gisgiordania. Proseguendo con il cipresso della Patagonia, ad Alerce (Cile) con i suoi oltre 3600 anni di età. Questi alberi crescono fra gli 0,88 e l’1,22 millimetri di diametro all’anno. Volando in Giappone, si ammira il cedro gigante con un’età stimata fra i 2000 e i 7200 anni, considerato l’albero più vecchio del Giappone mentre in Iran è monumento nazionale il cipresso di Abarkuh, con i suoi 4000 anni di età. In Nuova Zelanda si incontra il cosiddetto “Padre della Foresta”: un albero kauri con più di 2000 anni.

E se tutto ciò non soddisfa ancora, si va nella terra che fu degli Apache e dei Navajos, a visitare la foresta pietrificata nel Parco nazionale dell’Arizona forte dei suoi 225 milioni di anni di storia. O, ancora, si può scegliere fra uno dei posti riconosciuti come Patrimonio dell’umanità per la loro valenza naturale come suggerito in questo articolo precedente.

(Nella foto: un’immagine della foresta pietrificata, dal canale Flickr del National Park Service – NPS photo).

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Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

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