Il buio oltre la siepe

Ci sono storie di tremenda ingiustizia raccontate con un tono lieve, e proprio questo ossimoro ce le fa accostare e ce le offre ad una riflessione più profonda.

“Il buio oltre la siepe” è un romanzo della scrittrice statunitense Harper Lee pubblicato nel 1960, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa già l’anno successivo e da cui è stato tratto un intramontabile film con Gregory Peck nel 1962.

Destinato a diventare un classico della letteratura americana, narra una storia ambientata in un piccolo villaggio dell’Alabama negli anni ’30, in cui il protagonista, l’avvocato Atticus Finch, viene incaricato di assumere la difesa d’ufficio di Tom Robinson, un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Ma a questa vicenda giudiziaria fa da corollario la vita familiare dei Finch, sullo sfondo della cittadina di Maycomb e dei suoi variopinti abitanti.

La forza del romanzo, infatti, è la voce narrante della piccola Scout Finch, la figlia di Atticus, che insieme con suo fratello Jam e l’inseparabile amico Dill, ci fanno entrare nel tessuto dell’America di quegli anni e, attraverso le loro scorribande estive, ci restituiscono un sistema valoriale a cui Atticus, padre single, cerca di educare i suoi figli.

“Figliolo, […] volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima di cominciare, e cominciare ugualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede.”

Un libro che affronta temi importanti e quantomai attuali come: l’uguaglianza, il razzismo, la giustizia.

“Noi sappiamo che non tutti gli uomini furono creati eguali, nel senso che molta gente vorrebbe farci credere: sappiamo che vi sono persone più intelligenti di altre, più capaci di altre per natura, uomini che riescono a guadagnare più denaro, donne che fanno dolci migliori, individui dotati di qualità negate invece alla maggioranza degli uomini. Ma c’è una cosa, nel nostro paese, di fronte alla quale tutti gli uomini furono davvero creati uguali: un’istituzione umana che fa di un povero l’eguale di Rockefeller, di uno stupido l’eguale di Einstein, e di un’ignorante l’eguale di un rettore di università. Questa istituzione, signori, è il tribunale.”

Una lettura che dall’età dell’innocenza ci conduce in una storia di crescita personale, avendo come corrimano l’integrità e importanza di credere nei propri valori.

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Autore: Il Covo dei Liberfili

Veronica Casciani, Simona e Moira Di Naccio, una "sorellanza" nata frequentando la scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione® (con Veronica almeno, Simona e Moira sono sorelle). Conducono presso la psicolibreria i Luoghi dell'Anima il Covo dei Liberfili, un incontro dedicato a tutti coloro i quali vogliono inoltrarsi in maniera insolita nelle pagine di un libro e nel cuore delle questioni della vita che racconta. Tra loro i libri sono diventati l'ennesima occasione di confronto e condivisione. Offrono specchi in cui riflettersi, conforto, esperienze che sarebbe impossibile vivere direttamente... Questo lo spirito degli articoli, non recenzioni, ma spazi aperti ai commenti di chi vuole aggiungere altre letture.

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