L’oro, la cucina e l’arte del Kintsugi

L’oro e il suo uso alimentare

L’oro ha sempre affascinato l’animo umano tanto da vedere la nascita in Egitto di un’arte antica quale l’alchimia.La trasformazione dei vili metalli in oro era il sogno degli alchimisti, almeno sul piano materiale.

Come poteva allora mancare l’ingrediente oro nella cucina che è che un laboratorio alchemico dove avvengono trasformazioni chimiche e fisiche?

In realtà l’impiego dell’oro nella cucina risale a ben 3000 anni fa,  peculiarità, prima, della cucina orientale, poi del mondo greco-romano, dove si racconta di cibi dorati alle mense degli imperatori e di Cleopatra che amava frutta secca coperta di foglie d’oro.

Si riteneva che l’oro, per il suo colore, avvicinasse agli dei e che stupisse gli ospiti nei ricchi banchetti.

Nelle corti dei nobili italiani ci fu un uso massiccio dell’oro e nella Padova del 500 era così usato che il consiglio cittadino limitò il suo consumo. Nel XVI secolo in Europa era diffuso mangiare a fine pasto un confetto ricoperto di foglia d’oro. Si credeva che fosse d’aiuto per le malattie cardiovascolari, Nello stesso periodo a Milano, i medici cominciarono ad aggiungere l’oro ai medicinali con lo scopo di neutralizzare il sapore.Da qui il famoso detto:“Indorare la pillola”.

Poi si persero le tracce di questa consuetudine, fino a quando, circa trent’anni fa, il grande Gualtiero Marchesi creò il famosissimo Risotto con la foglia d’oro, sancendo così l’ingresso ufficiale del prezioso metallo nell’alta cucina.

L’ oro e l’arte del Kintsugi

C’è un altro uso dell’oro, però, davvero più particolare: quello che lo vede protagonista nel Kintsugi.

Kin come oro e tsugi come riparare. Una tecnica di restauro giapponese attraverso cui, l’oggetto danneggiato prende nuova vita proprio attraverso le linee delle sue fratture.

Grazie, quindi, alle sue cicatrici.

 

L’oro e la tazza da tè dell’imperatore.

abbracciare il danno e far brillare le cicatrici

Si narra che l’ottavo shogun del periodo Muromachi, amasse una sua tazza da tè in modo particolare tanto che quando si ruppe, pur di non separarsi da lei, decise di affidarla ai più rinomati ceramisti cinesi, nella speranza che potessero aggiustarla. Questi ultimi però l’assemblarono in modo grossolano, riunendo le linee con graffe di ferro.

Alla vista di quello scempio, l’ottavo shogun, deciso a donare una nuova vita alla sua adorata tazza, l’affidò ai maestri ceramisti giapponesi, i quali non nascosero le sue linee di rottura, ma le ricoprirono d’oro, rendendo la tazza ancora più bella e preziosa.

La lezione del Kintsugi

La delicata lezione del kintsugi è quella dell’arte di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle proprie ferite che, in realtà, rendono unici.

La rottura di un oggetto non ne rappresenta la fine, le sue fratture diventano trame preziose. Occorre recuperarlo e nel farlo ci si guadagna. E’ l’accoglienza della transitorietà delle cose: Nulla dura, nulla è finito e soprattutto nulla è perfetto.

Nel kintsugi serve molto tempo e parecchia abilità per ottenere risultati davvero preziosi, lo stesso vale anche in senso figurato.

Riparato con cura, l’oggetto danneggiato sembra accettare e riconoscere i propri trascorsi e paradossalmente diventa più forte, più bello, più prezioso di quanto non fosse prima di andare in frantumi così come ogni processo di guarigione, riguardi esso una ferita fisica o emotiva.

Come la ceramica prende vita attraverso le linee di frattura, così anche noi possiamo imparare l’importanza della fragilità per crescere attraverso le nostre esperienze dolorose, valorizzarle e capire che sono proprio queste a renderci unici e preziosi.

CHEF per un giorno

Risotto con la foglia d’oro

Ingredienti:

Per il risotto

Riso 300gr carnaroli

parmigiano reggiano 16 gr

oro commestibile 4 fogli

1 litro di brodo vegetale

zafferano stammi

Per il burro acido:

Burro 80 gr; 1 cipolla; vino bianco, un bicchiere

Burro acido

In una casseruola far soffriggere del burro, aggiungere la cipolla tritata e cuocerla per qualche minuto.

Aggiungere il vino bianco e farlo evaporare in modo che la parte alcolica evapori e rimanga solo la parte acida.

Filtrare il tutto attraverso un passino per eliminare i resti della cipolla, aggiungere il burro in pomata.

Risotto

In un’altra casseruola tostare il riso Carnaroli in un poco di burro per un paio di minuti.

Bagnare con un po’ di vino bianco, lasciare evaporare. Versare il brodo leggero e aggiungervi gli stimmi di  zafferano.

Cuocere per circa 18 minuti. Terminata la cottura mantecare con il parmigiano e il burro acido ottenuto in precedenza.

Disporre il riso nei piatti con sopra le foglie d’oro.

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