Dal buonsenso alla lucidità

Molto spesso in questi giorni mi è capitato di commentare: “E’ solo una questione di buonsenso!” Solo…?!?!?!

In effetti il buonsenso è ritenuto una capacità naturale della persona, che permette di valutare ciò che è logico e giusto in quel determinato contesto, considerandone le conseguenze pratiche e quindi permettendo comportamenti equilibrati.

Questo non ha niente a che fare con il livello culturale o con l’età, perchè l’esperienza di vita ci può tornare certamente utile, ma non è sinonimo di giusto criterio.

Avere buonsenso riguarda molto gli aspetti concreti del vivere, ovvero la capacità di applicare praticamente ad un contesto ciò che conosciamo ed è più logico, senza limitarci ad opinioni generali e conoscenze teoriche.

Direi che dovrebbe aiutarci, in modo intuitivo, a semplificare la vita ed evitare comportamenti che potrebbero danneggiarci.

Ad esempio: per toccare un oggetto rovente dovrei usare qualcosa che non mi faccia ustionare, se rimango fermo nella mia auto per cinque minuti dovrei spegnere il motore, se camminando incrocio qualcuno che è finito in terra per una banale distorsione alla caviglia dovrei offrirgli una mano, se guido in un tratto di strada il cui limite di velocità è 50 km orari, non dovrei passare ad una velocità di 100 ma neppure di 30 km orari…

Karl Albrecht, un ricco imprenditore tedesco, considera il buonsenso una importante caratteristica umana e lo definisce “l’abilità mentale di affrontare le sfide e le opportunità della vita”

Possiamo quindi guardare al buonsenso come una delle tante risorse presenti in ciascuno di noi, a cui attingere nella vita di tutti i giorni; però mi permetto di notare come, in questo periodo decisamente anomalo, si sia offuscato nella maggior parte di noi, o meglio sia stato sovrastato da altri aspetti della nostra complessa interiorità.

Come sostengono Hal e Sidra Stone, una coppia di straordinari psicoterapeuti americani, (le cui teorie utilizzabili nel counseling vengono spesso menzionate in questo blog), siamo composti di tante voci interiori, che danno voce appunto alle molteplici sfaccettature della nostra personalità.

Se ci consentiamo di osservare anche per breve tempo, potremmo notare come si alternano in noi una parte ottimista, una frivola, una angosciata, una pigra, una costruttiva, una scoraggiata ecc., perché in realtà ogni caratteristica umana ha uno spazio potenziale in noi e vuole la sua occasione per affermare con forza il proprio punto di vista, ovvero la propria esistenza.

Nessuna sarà assolutamente giusta o assolutamente sbagliata, ma tutte avranno la loro ragion d’essere e di esprimersi.

Di certo possiamo notare che il momento attuale sta fornendo ampi spazi alla nostra parte spaventata, a volte terrorizzata, e strettamente connessa alla parte vulnerabile in noi.

Quest’ultima è fisiologicamente sempre presente in noi, ma viene spesso ignorata, o messa a tacere perché generalmente associata alla debolezza.

Il contesto che viviamo ora fornisce la perfetta occasione e legittima la paura che vive dentro noi, così questa alza il volume per farsi ascoltare e trova ampia condivisione e sostegno esterno. Il rischio è che, continuando così, potrebbe oscurare le altre innumerevoli prospettive presenti in noi (ad es. la fiducia, la creatività, il coraggio, la pazienza, la logica, la tenacia ecc.), che si rivelano necessarie per riequilibrare e rasserenare, pur se relativamente.

I coniugi Stone teorizzano (ma è più che evidente anche nell’attuazione pratica) che, dopo aver accolto il concetto che ogni aspetto in noi diventa funzionale in certi frangenti, per cui va conosciuto meglio, poi dovremmo imparare meglio la gestione di tale ricca complessità.

Un obiettivo fondamentale, ma certo non di immediata realizzazione, sarà acquisire la conoscenza di quel luogo interiore che permette la necessaria lucidità, ovvero quella condizione più neutra da cui poter guardare a tutte le parti che ci compongono, e di queste dosare la dimensione nei differenti momenti.

La capacità di considerare i limiti e le risorse di ogni aspetto interiore, quindi valutarne gli eventuali eccessi (il troppo o il troppo poco risulta, pressoché sempre, dannoso), diventa funzionale ad un approccio più equilibrato a quella complessa e sorprendente avventura che la vita dimostra di essere.

Allora non trascuriamo di attingere alla giusta dose di buonsenso, in qualsiasi circostanza, per poi ambire a diventare lucidamente responsabili del nostro vivere e della nostra imprescindibile relazione con gli altri esseri viventi.

 

“Il buonsenso e il senso dell’umorismo sono la stessa cosa, ma si muovono a velocità differenti. Il senso dell’umorismo è solo il buon senso che sta danzando”  Clive James

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

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