È tempo di tornare

È tempo di tornare. Meglio ancora, di prendere la penna lasciata ormai quasi un anno fa per mancanza d’ispirazione. Ancora meglio, è tempo di onorare l’impegno preso e chi ha avuto fiducia nell’affidarmelo e nell’appoggiare il momento di pausa.

Ma pausa è un arco temporale breve che implica un momento di riflessione, o magari di riposo; se, però, si prolunga nel tempo da pausa diventa condizione cronica.

Pausa come condizione cronica

È questo il caso.

Non vi è nulla di più permanente che una situazione temporanea; In genere è questa la spiegazione (che sia temporanea) che ci diamo per ogni stato d’animo che diventa  permanente.

Quando ero bambina, vedevo affascinata Tarzan il re della Giungla e mi spaventavo molto quando i vari viaggiatori si ritrovavano nelle famigerate SABBIE MOBILI. Si affannavano per uscirne ma ogni passo che facevano sprofondavano miseramente e il PANICO prorompeva, portandole sempre più giù. Poi, si sentiva il grido inconfondibile tra le liane, e  l’uomo della foresta arrivava, intimando loro di RESTARE FERMI, non AGITARSI . Solo così avrebbero potuto evitare di SPROFONDARE.

Lasciar fluire

Mentre scrivo di getto, rifletto sul fatto che proprio questa è la condizione dove mi sono trovata e dove mi trovo.  Mi sono imbattuta in SABBIE MOBILI che mi impediscono di muovermi. Mi sono AGITATA, SPAVENTATA, TORMENTATA e il risultato è che mi SONO IMPANTANATA, sprofondando sempre di più.

Ma in una tale confusione, come dice TARZAN, occorre STARE FERMI per poter USCIRE da quella palude e riprendere la strada.

STARE FERMI serve a REGOLARE il RESPIRO, a guardare con CALMA ciò che ci circonda per vedere quale LIANA afferrare e tirarsi via.

Mentre scrivo, e sono parole uscite così, davanti al foglio bianco, senza preavviso, SENTO che il tornare a SCRIVERE, sia tornare a una PARTE DI ME importante. Quella che si GUARDA DENTRO e cerca di esprimere con le parole ciò che SENTE e, oggi, mi SENTO una CANTASTORIE.

Un tempo mi sarei preoccupata di scrivere storie che potessero trovare il Consenso, essere attese e quindi apprezzate. Oggi è DIVERSO.

Torno a SCRIVERE per SCRIVERE, per vedere il foglio bianco che si riempie e SENTIRE come le parti di me vogliono parlare. Sento che NON sono interessata agli APPLAUSI esterni, quanto a quelli INTERIORI, di tutti i miei magnifici se che si sono AMMUTINATI. Ma questa è un’altra STORIA che vi racconterò più avanti.

 Perché scrivere mi da GUSTO.

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