In bicicletta con la pioggia

Che io sia un appassionato del tema s’è capito. Nonché praticante, nel senso di ciclista urbano che si muove regolarmente in città con la bici per spostamenti di lavoro, per comodità, per scelta, ispirazione e perché, semplicemente, mi piace. Mi piacciono il vento in faccia, il fresco, il caldo, la pioggerellina e non mi spaventa l’acquazzone. Ma per andare in bici quando piove, rimanendo sempre in ambito urbano, c’è da essere un minimo preparati. Ecco allora un po’ di considerazioni e consigli, soprattutto per chi non ci ha ancora provato, ma vorrebbe tanto.

Comincerei con il dire che per muoversi in bici in città anche con la pioggia non è necessario essere dei supereroi o avere un fisicaccio o chissà cosa. Forse un po’ di predisposizione sì, intesa come un minimo di spirito di adattamento, ma non stiamo parlando di attraversare un fiume in piena tra fango e detriti… insomma, si fa. E, secondo me, ci si diverte da pazzi anche.

Ecco, se quando fa caldo si suda, quando piove ci si bagna: “Elementare, Watson, elementare!”. Ma prima ancora che a noi, pensiamo al mezzo che ci porta, la Bicyclette: “On était tous amoureux d’elle, On se sentait pousser des ailes” come cantava Yves Montand. Lasciamo che le ali crescano e che ci portino.

In generale la manutenzione della bici è importante e non da sottovalutare: non dimenticate che è un mezzo di trasporto con una sua “meccanica” e che va quindi regolarmente controllata, che la si utilizzi costantemente o che la si prenda solo alle volte.

Quindi, un bella revisione fatta dal “biciclettaio” di fiducia, sempre! Senza scendere in tecnicismi, con la pioggia c’è da tenere bene in considerazione i freni: quindi che il “filo” sia in ottimo stato (non è bello che si “spezzi” quando serve), nonché i “tacchetti” che devono aderire bene (e si capisce perché). Parliamo di bici da città con freni normali, non da escursione o viaggio con “freni a disco” che sono altra cosa. E non dimenticate le leve del freno! Visto che ci siete, ribadisco, fate controllare tutta la bici e siamo sicuri.

Se la bici ha il parafano, verificate che sia ben “avvitato” in tutte lo loro parti, a seconda del tipo di bici, ovvio. Non è bello chi si muova mentre si pedala ma non tanto perché schizza più acqua, è che se non è fissati bene può anche “grattare” sul copertone e non è bello. Altra cosa, se la bici ha una lucetta fissata sul parafango posteriore (quelle tipo “dinamo” per intenderci), verificate che le “alette” all’interno del parafango stesso che tengono la luce aderiscano bene e che non siano tanto lente da toccare il copertone insomma. Le city-bike sono tutte dotate, in genere, di parafango: per altre bici, ci sono anche dei parafanghi “temporanei” che si fissano al canotto sella (il “tubo” che regge la sella) o altri “estraibili” da sotto il sellino all’occorrenza.

Anche i copertoni sono un buon tema da affrontare: essendo su una city-bike non serve fare analisi tecniche del modello specifico per la pioggia, diciamo che l’importante è che siano in ottimo stato, come la camera d’aria. Cosa da considerare non solo con la pioggia, elementare!

E quindi i freni e i parafanghi, i copertoni. E le luci! Da usare sempre, ok. Se sono già integrate nella bici tanto meglio, se sono le “lucine” che vanno al manubrio, tipo quelle con il guscio in silicone, non dimenticatele innanzitutto e se non sono water-proof (non lo saranno, probabilmente) e l’acqua è tanta… si può ovviare anche con un sacchettino di plastica trasparente, di quelli che si usano per congelare per intenderci, o un pezzettino dello stesso, che copre la luce insomma (tenuto da un elastico, da un po’ di nastro). Non dimenticate di far asciugare poi (sono facili da “smontare”) .

Quindi, dopo i “basiliari” (freni, parafango, lucette) passiamo a noi. Anche qui, si fa. Partiamo dal basso, dalle scarpe: essendo inverno ne indosserete già di buone, calde e impermeabili. In bici non è che si bagnino di più rispetto a quando si cammina. Considerate che in commercio esistono dei “copriscarpa” impermeabili che costano anche poco, facili e veloci da indossare fatti apposta per scarpe “da città” (non quelle tecniche da ciclismo insomma): sono ottimi per chi magari indossa scarpe “eleganti” da ufficio. Poi, beh, all’occorrenza “come una volta” non è da disdegnare un sacchetto di plastica (non sarà bello, ma risolve… come per il sellino, per evitare di sedersi sul bagnato).

I pantaloni. Beh, quelli si bagnano (per la pioggia e per… gli schizzi delle macchine…). E allora vai di “sovrapantalone”: ne esistono tantissimi in commercio (dai 20 euro ai più di 70), la differenza la fa la traspirabilità (nel senso che se non vi bagnate “fuori” ma il sovrapantalone non fa traspirare, vi bagnate “dentro” con effetto k-way plasticosi di una volta insomma). Però, se il tragitto è breve e servono per emergenza, quelli da poche decine di euro vanno bene, o almeno cominciate con quelli e poi, avendoci preso giusto, si aggiusta il tiro. Ci sono anche modelli che coprono solo la parte superiore della coscia, ottimi per piogge improvvise che battono tutte lì mentre si pedala insomma.

Per la giacca, anche qui, come per le scarpe, sarà già invernale e adatta per la pioggia. Una soluzione simpatica e colorata è quella del poncho impermeabile: pieghevole, piccolo e leggero, è in borsa, zainetto e all’occorrenza eccolo lì. Anche qui, i modelli sono tanti: dall’”usa e getta” (un po’ plasticoso o poco efficace però) a quelli fatti davvero bene, con cappuccio e tutto. Funzionano, sono studiati alla grande e risolvono anche il problema della pioggia sulle gambe. All’inizio ci si sente forse un po’ buffi, ma è un’ottima cosa.

Apro una parentesi volante su chi usa l’ombrello pedalando (visto fare solo in Italia…): lo ritengo, opinione personalissima, scomodo, inutile, complicato e magari anche pericoloso, avendo una sola mano sul manubrio. Si può – e si deve – fare di più e meglio.

Quindi, la bicicletta, i freni, le luci, le scarpe, i pantaloni, la giacca, il poncho. Ah, un po’ di accorgimenti in più sul vestiario sarebbero da fare, tipo che è meglio vestirsi “a cipolla” e portare magari una maglietta di ricambio se, pur piovendo e con il fresco, si suda un po’. Essendo ben coperti, si può andare anche in giacca e cravatta, con un bel completo. Oh, al massimo, in ufficio avremo la “camicia buona”, il maglioncino bello, da indossare una volta arrivati (non dico tanto, come per esempio si fa in Inghilterra, andare a lavorare in bici vestiti “super pro”, farsi la doccia in ufficio e cambiarsi: oddio, io lo farei, ma dalle nostre parti è un po’ improbabile).

Ah, non dimenticate che per tratte magari un po’ più lunghe c’è sempre l’amico treno sul quale caricare la bici (e anche la metro, eh).

E insomma, altra considerazione, per le “istruzioni di base”. Se portate un computer o altro che è meglio non si bagni, uno zainetto, una borsa impermeabile “normali” sono super ok. Nel caso, anche qui, esistono cover che risolvono il problema al volo.

Grazie e buone pedalate!

(Nella foto: in abbigliamento semi-tecnico in bici con la pioggia… anche di meno è sufficiente!)

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Autore: Alessandro Ricci

Pescara, 1974. Giornalista free lance, inizia con Il Messaggero Abruzzo nel 1994. Collabora nel tempo con testate regionali e nazionali, cura l'ufficio stampa per enti pubblici e privati in particolare nel settore viaggi e turismo. Nel 2007 avvia il progetto Borracce di poesia - La bici per il verso giusto. Il tutto nel segno della curiosità e della conoscenza.

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