Il periodo pre-natalizio non mi piace granchè…Non sono tra le persone che adorano addobbare la casa e che vanno alla ricerca delle decorazioni più originali a partire da settembre, o che organizzano gite ai mercatini natalizi con amiche e famiglia
E neppure mi dedico ad incartare regali e regalini per ore e ore, ancor meno trascorro giorni a pensare e poi preparare menù sontuosi.
Direi che tendo a vivere questo periodo in modo più essenziale e sobrio, pur sempre accogliendo le tradizioni delle mie origini e i vari rituali legati al Natale e al Capodanno.
Devo ammettere però che mi lascio catturare, e la mia attenzione viene letteralmente rapita dalle tante, colorate, scintillanti scene che incontro nei nostri ambienti domestici e di lavoro, e per le strade di ogni nostra città e centro abitato.
Che sia una piccola cornice di un semplice balcone, un albero pieno di decorazioni e luci, i tantissimi addobbi nelle vetrine dei negozi e le luminarie nelle vie del centro, o le varie composizioni che in molti giardini privati creano forme originali di dimensioni a volte notevoli, dovunque ci sono luci e lucine colorate la mia attenzione viene richiamata.
Rientrando in casa ieri sera, prima di accendere la luce, ho mollato borsa e spesa, e mi sono fermata ad osservare il mio alberello, pieno di tante lucine blu e bianche, che scorrono intermittenti fino ad incorniciare una piccola finestra proprio accanto.
Ho percepito una certa malinconia, che non toglieva nulla alla capacità di attrarmi e alla piacevolezza di quella atmosfera, fatta di buio e colore e fluidità e silenzio contemporaneamente.
E ho realizzato quanta poesia si racchiudeva in quella scena e in quel momento…
Credo che “fare poesia” non rappresenti un privilegio di poche persone, con particolari talenti, che danno forma ad importanti produzioni artistiche in letteratura o in musica ad esempio, con linguaggi astratti ed evocativi, immagini magnifiche e melodie coinvolgenti, ma che esista anche un rapporto naturale dell’uomo con la poesia
Un rapporto che si traduce nell’approcciare la vita in un certo modo, in contatto con la realtà, con l’essenza delle cose, con una passione per tutto ciò di cui è fatto il mondo.
Uno sguardo, un movimento, una voce, un incontro particolare, una sensazione intensa, delle parole che toccano in profondità, possono essere poetici se siamo abbastanza presenti da poterli notare, se abbiamo l’attenzione rivolta all’istante che stiamo vivendo.
Quindi la poesia secondo me riguarda molto la concretezza del vivere, l’essere aperti a catturare con tutti i sensi ciò che può arrivarci dalle semplici esperienze del quotidiano; e tra l’altro l’origine della parola Poesia concerne il “fare”.
Penso che uno stile di vita che includa un approccio poetico ci potrebbe far percepire quel nutrimento, quella grazia, quel Bello che profondamente fa vibrare.
Forse però, prima di ogni altra cosa dovremmo procedere attraverso le nostre giornate con ritmi più lenti, che ci concedano il tempo per lasciarci colpire e affascinare…magari dalle lucine colorate intermittenti, come dalle parole incantevoli di una composizione poetica
Proprio oggi una persona cara mi ha fatto conoscere questi versi, che trovo un esempio perfetto della forza incantevole racchiusa in poche parole e che mi ricorda che il luccichio si scorge nel buio circostante
“Noi non siamo qui
per temere chi ci vuole
inerti, sbiaditi come loro.
Luccicare è la cosa più onesta
che possiamo fare”
Franco Arminio
E quanto suggestivo e poetico può essere il contenuto delle nostre esperienze oniriche! I sogni ci regalano sensazioni intense, straordinarie e l’emozione di esperienze inimmaginabili ad occhi aperti, come ci racconta la tanto amata poetessa Wislawa Szymborska in
“Elogio dei sogni”
In sogno
dipingo come Vermeer.
Parlo correntemente il greco
e non soltanto con i vivi.
Guido l’automobile,
che mi obbedisce.
Ho talento,
scrivo grandi poemi.
Odo voci
non peggio di autorevoli santi.
Sareste sbalorditi
dal mio virtuosismo al pianoforte.
Volo come si deve,
ossia da sola.
Cadendo da un tetto
so cadere dolcemente sul verde.
Non ho difficoltà
a respirare sott’acqua.
Non mi lamento:
sono riuscita a trovare l’Atlantide.
Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
prima di morire.
Non appena scoppia una guerra
mi giro sul fianco preferito.
Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo.
Qualche anno fa
ho visto due soli.
E l’altro ieri un pinguino.
Con la massima chiarezza.