Nei sogni amare è come volare e volare è come amare

L’esplorazione del nostro mondo interiore è il viaggio più affascinante. Ci porta a riconoscere le nostre vulnerabilità per accudirle, a scoprire quanto siamo ricchi interiormente, a vivere serenamente con noi stessi e con il prossimo, a migliorare la qualità della nostra vita. Se vissuta consapevolmente la dimensione onirica diventa uno strumento potente, uno specchio prezioso per approfondire l’auto-conoscenza e per comprendere che anche la quotidianità è un sogno da interpretare…

Il sogno è espressione diretta del femminile in noi, di quella parte analogica che spesso trascuriamo o cui guardiamo con diffidenza, perché pone la sua attenzione su una dimensione sottile ed energetica, molto screditata dal nostro lato maschile-razionale.

Eppure il nostro femminile interiore coltiva un’intelligenza emotiva che riconosce come unico linguaggio il simbolo, magico, universale e senza tempo. Lavorare sulla dimensione onirica significa rientrare in sintonia con i cicli dell’esistenza. Ci ricorda che vita e morte si alternano incessantemente attraverso l’esperienza di sommo-veglia che  ogni giorno abbiamo l’opportunità di sperimentare, passando da uno stato all’altro con naturalezza. Conosciamo pertanto la veglia, cui succede lo stato di sonno e, durante quest’ultimo, penetriamo un mondo che ci insegna, ci reca messaggi significativi per la comprensione delle nostre dinamiche interiori e dei nostri misteri.

I sogni ci consegnano un regalo prezioso. Ci pongono nella possibilità di staccarci da una visione prettamente fisica e materiale della vita, ma soprattutto di vedere come proiettate su un grande schermo da cinema tutti i nostri personaggi interiori agire, sentire, respirare e comportarsi secondo i propri schemi abituali. Ciò che ci sembra illusione diventa più reale della quotidianità e lo dimostra il pathos con cui spesso ci troviamo a raccontare agli altri un nostro sogno o ad ascoltarne uno suo.

Quando impariamo a dare fiducia al nostro inconscio e a muoverci con disinvoltura tra i simboli che evoca aumenta la nostra abilità di osservare lucidamente ciò che accade nel quotidiano, di indirizzare verso scelte consapevoli la nostra vita, di accudire e guarire noi stessi. Processi naturali nell’antichità e nelle culture tradizionali, dove sciamani, maestri spirituali, asceti ricevono informazioni preziose attraverso il sogno, che diventa guida per sé e per il prossimo.

Ma nella dimensione onirica quasi nulla è come appare. Occorre imparare a cogliere le verità che il simbolo ci offre. Di una cosa siamo certi. Il contenuto del sogno è sempre veritiero, poiché l’essere umano ha solo due canali che non si piegano alla della menzogna. Il linguaggio non verbale, che, per quanto ci sforziamo, non possiamo mai controllare completamente, e i sogni, appunto, che raccolgono input dalla quotidianità, ma ci mettono di fronte a noi stessi in maniera criptata, proprio per non farci rifiutare preventivamente la verità che vogliono rivelarci. La lingua dei sogni è quella che la nostra parte strega preferisce. È consona alla sua natura, perché la comprende immediatamente. Non la interpreta con i filtri e i limiti della ragione, ma ne avverte le energie. L’esperienza onirica le dà l’opportunità di vivere con naturalezza a cavallo tra i vari stati di coscienza e di risolvere nel sonno questioni appartenenti alla quotidianità, visto che, come diceva il surrealista A. Breton, sogno e realtà sono due vasi comunicanti. Implica che, in una reciproca influenza, così come la quotidianità fornisce al sogno immagini e contenuti, intervenire sul sogno attraverso un lavoro cosciente porta modifiche e risoluzioni nelle situazioni verificatesi in stato di veglia, che erroneamente definiamo realtà, pensando finto o illusorio il resto della vita.

Per un percorso alla ricerca del nostro potere personale, allora, riappropriarsi di tutto il tempo che trascorriamo ad occhi chiusi è fondamentale, soprattutto perché ciò che vediamo in quello stato è più lucido e oggettivo di qualsiasi pensiero o valutazione.

I metodi di lavoro sul sogno sono davvero tanti e fruttuosi. Ottimo infatti produrre qualsiasi stimolo o movimento dentro di noi in tal senso, proprio perché il nostro inconscio coglie con prontezza e ricchezza ogni input. L’essenziale certamente è non razionalizzare, ossia non tentare di imbrigliare nei limiti della ragione un’esperienza che di per sé non è riconducibile e parametri logici. Pertanto un lavoro sui sogni   non dovrebbe condurre a un’interpretazione generale ma a una rinnovata fiducia nella proprie capacità intuitive.

Non dobbiamo, però, trascurare il fatto che in Occidente le persone sono abituate a pensare più che a sentire, per questo non si può chiedere loro di abbandonare immediatamente il canale mentale, che è così familiare, per fidarsi subito delle proprie percezioni, con cui tutti dobbiamo delicatamente riprendere confidenza. Per questo, per cominciare, possiamo utilizzare un metodo che rappresenti una buona mediazione.

Il modo migliore di procedere è fare vuoto dentro di noi, sperimentare l’energia del nostro osservatore interiore, per porci di fronte al sogno avvenuto come un’antenna pronta a recepire stimoli che rielaboreremo mediante l’intuito.

La sensazione che ne deriverà sarà di ritrovata libertà. Sognare di fatto è l’opportunità di manifestare qualsiasi lato della nostra personalità, di compiere azioni che nella quotidianità non ci concederemmo, di esplorare esperienze e vissuti al di là dei limiti corporei e delle leggi fisiche. Di fatto nei sogni possiamo tutto, anche volare, trasferirci a migliaia di chilometri di distanza in un istante, abbattere i confini del tempo per conoscere passati remoti o futuro.

Nei sogni amare è come volare e volare è come amare

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