Sarà il vento forte di questi ultimi giorni, ma viene voglia di una cioccolata calda e di un buon libro, anzi, proprio di Chocolat, il romanzo di Joanne Harris.
La storia, resa celebre dall’omonimo film con Juliette Binoche e Johnny Depp, è quella di Vianne e della figlioletta Anouk che improvvisamente arrivano nel paesino francese di Lansquenet proprio insieme ad una carovana di gitani. Una serie di elementi saranno destinati ad innescare nella tranquilla cittadina e nei suoi abitanti una piccola rivoluzione.
Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido di febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che svicolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sul marciapiedi come inutile antidoto contro l’inverno.
Un libro pieno di suggestioni magiche come quelle che il cioccolato sa offrire. E sembra di sentirli i profumi de ‘La céleste praline’, la cioccolateria di Vianne, immersi totalmente nei segreti di quelle onde voluttuose create dalla miscela di semi di cacao, macinati e tostati, mescolati con acqua e aromatizzati di spezie. Il “cibo degli Dei” per i Maya e gli Aztechi, che utilizzavano questa bevanda amara durante i riti religiosi o come offerta agli dei. Possedere cacao, all’epoca, era un segno di ricchezza e di potere, utilizzato persino come moneta di scambio.
Lo stesso scambio che offriva Vianne agli avventori della sua cioccolateria, un luogo per curare l’anima, risvegliare i sensi, un richiamo al piacere.
Eppure quel profumo di cioccolato fu considerato un imperdonabile peccato per un paese costretto a rimanere dentro i canoni della morale corrente. Ma Il coraggio di essere se stessi, lo spirito di libertà e accoglienza, la fiducia di sentire che c’è sempre una possibilità , una via d’uscita in ogni sofferenza, hanno fatto de la ‘La céleste praline’, un luogo d’incontro di mentalità e culture diverse.
Ma l’irrequieto vento del Nord non era ancora soddisfatto. Parlava a Vianne di città ancora da visitare, amici bisognosi da scoprire, battaglie da combattere…
E Vianne sapeva che ogni volta che arrivava, annunciava tempo di cambiamento.
Il vento non sai mai da dove viene, non sai dove va e cosa porta con sè, certo è aria di cambiamento, di movimento. Può scacciare il brutto tempo riportando il sereno ma può anche essere foriero di caos e confusione; in entrambi i casi, ci conduce in una condizione a contatto con la nostra dimensione spirituale. Lo sapevano bene gli antichi che hanno usato il simbolo del vento per designare il termine Anima che deriva dal greco ànemos (“soffio”, “vento”).
Allora non ci resta che fare come Vianne e accogliere l’irrequieto vento del nord sentendo quello che ha da dirci con la fiducia nel cuore che dopo ogni inverno arriva, inesorabile, la primavera.