Il Baratta-Pensieri

In questo periodo alquanto singolare e pieno di stravolgimenti delle nostre abitudini, mi è capitato spesso di scambiare idee, opinioni e persino oggetti con i vicini di casa. Ho ricevuto uova in cambio di zucchero, le pile per il telecomando per dei fogli per colorare e, con somma felicità, un libro per un libro.

Nell’atto di scambiarci questi regali ho sentito tutto l’entusiasmo e la gioia di ricevere un dono e la meraviglia di offrirlo.

Un sentimento antico e nostalgico mi ha riempito il cuore.

Ho cominciato così a cercare notizie sull’origine del baratto e si è aperto un mondo fatto di storia, di storie di persone. Si tratta di una pratica primordiale appartenente ad uno stadio primitivo della vita economica, quando, per intenderci, non esisteva ancora un mezzo di scambio universale come la moneta. Il baratto non riguardava solo lo scambio di oggetti ma anche e soprattutto di servizi, attività, saperi. Ad esempio, in passato, i maestri offrivano la loro sapienza in cambio di cibo, alloggio e protezione. Ma ancor prima di esso, nel Neolitico, esisteva il cosiddetto commercio muto: una tribù depositava su una radura tutti gli oggetti in eccesso di cui voleva disfarsi e poi si nascondeva nella vegetazione mentre l’altra tribù si impossessava dei doni dopo aver lasciato i suoi a disposizione dell’altra.

Un gesto di reciproco sostegno attuato nonostante la paura di essere attaccati (motivo del nascondersi) e che onora il valore delle cose.

Il libero scambio sanciva una tregua dalla guerra fra tribù.

Il baratto in presenza delle parti fu inventato dagli Egizi come prima e elementare forma di commercio, e rimase tale fino al 4000 a.C., fino a quando i sacerdoti sumeri della Mesopotamia  stabilirono di scegliere i metalli come merce stabile di scambio. Presero l’oro poiché sacro al Dio Sole e l’argento consacrato alla Luna.  Da quel momento in poi la pratica del barattare è diventata sempre più obsoleta e sostituita quasi completamente dal denaro ma non di certo perduta. I bambini da sempre ne fanno largo uso, si osserva fra loro un via vai di penne, matite colorate, giochini, scarpe!

Lo scambio è dunque alla base della vita di relazione da sempre e in modo trasversale.

Il baratto infatti, nella sua essenza, ha un significato nobile. E’ condivisione di ciò che si è e si ha, è l’azione di chi mette in circolo energie, oggetti, attività offrendoli all’altro in uno scambio vicendevole e reciproco. Nella sua forma più bella, evoluta, umana è solidarietà. Non a caso tale termine deriva dal latino solidum che significa moneta e che Durkheim, sociologo francese, definì come  “il legame di ciascuno con tutti”.

Dunque proviamo questa pratica tanto antica quanto etica e ecologica, facciamo con coraggio il primo passo verso l’altro, chiediamo portando con noi qualcosa da offrire. Potremmo scoprire nuovi scenari fatti di condivisione, di imbarazzo forse, di commozione, di sorpresa, di amicizia, insomma di tutte quelle emozioni di cui, più che mai adesso, abbiamo bisogno.

Possiamo stare certi che non ci impoveriremo nel praticare la riconoscenza.

Potremmo ricevere in dono la consapevolezza di non essere soli e di avere sempre qualcosa da restituire, fosse anche un sorriso spontaneo di chi accoglie il nostro regalo. 

CURIOSITA’: una grande occasione per sperimentare il baratto è a Bari, a la “Piazza del Baratto”, organizzato da ben 12 anni dal Gruppo Consumo Critico dell’ ADIRT.

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Autore: Silvia Torrieri

Da sempre affascinata dalla mente umana diventa psicologa clinica per saperne di più, innanzitutto di sé stessa. Alla continua ricerca delle motivazioni che spingono i comportamenti, si specializza nelle "nuove dipendenze" e approda alla Media-Comunic-Azione® diventando counselor Relazionale. Lavora nell'ambito della relazione d'aiuto in diversi contesti e nella professione privata. Condivide con Avalon i valori della formazione continua, l'etica professionale e la crescita personale.

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