Di plastica e di formiche

Sono di questi giorni le immagini tristi del letto del fiume Po, secco per la siccità e pieno di rifiuti di plastica. Non passa giorno, da un po’ di tempo, senza che su Facebook circolino notizie su grossi cetacei o altri animali marini recuperati morti con gli stomaci pieni di plastica.

Le microplastiche sono state ritrovate addirittura nelle acque delle Fosse delle Marianne, a ben 11 km di profondità.

E’ chiaro che si tratta di un problema serio e che, se anche l’Unione Europea ha vietato gli oggetti in plastica monouso comuni, come cannucce, piatti, bicchieri e posate (dal 2021), non possiamo aspettare oltre: se siamo esseri umani che hanno a cuore le sorti della terra sulla quale e grazie alla quale vivono, è necessario un impegno in prima persona, ed è necessario subito.

Un po’ come tutte le cose della vita, possiamo partire dal passo della formica e cioè dalle piccole cose. Le formiche arrivano ovunque con i loro piccolissimi passi. Nel counseling mediacomunicativo amiamo molto questo piccolo animale inarrestabile, capace di portare ovunque pesi molto più grandi di lui!

Ma perchè parlo di plastica e di counseling? Potrebbe sembrare non ci sia un nesso. Invece io trovo che ci sia.

Quando guardo le immagini sui danni della plastica, quando guardo intorno e vedo quanti oggetti sono fatti di plastica, quando leggo e ascolto notizie che mi spaventano perché, diciamocelo, tra clima impazzito, calamità naturali, sversamenti di petrolio, polveri sottili e microplastiche la sensazione di paura alza il volume, la tentazione di mettere la testa sotto la sabbia e non sentire più nulla è altissima.

Un po’ la stessa cosa che succede con le relazioni e con i periodi di vita particolarmente impegnativi, dove ci sentiamo sopraffatti e spesso voltiamo  la testa dall’altra parte, preferendo continuare a vivere come stiamo vivendo, in un disagio che sì è scomodo, ma conosciuto, piuttosto che attuare dei cambiamenti verso un nuovo che non sappiamo come sarà.

Proprio qui ci viene in aiuto la nostra amica formica, ad insegnarci che un passo alla volta si arriva lontano, anche se quel passo è di un millimetro.

L’ambiente ci riguarda, siamo parte di lui e lui è parte di noi. Ogni volta che ce ne occupiamo, mettiamo in circolo buona energia che fa bene a lui e a noi.

Possiamo iniziare da un singolo gesto, vedere come ci fa sentire, e man mano aggiungerne altri. Per esempio, posso decidere di portare con me un thermos o una bottiglia di alluminio riutilizzabile, anzichè acquistare una bottiglietta d’acqua confezionata. Posso scegliere verdure sfuse, al supermercato, invece di quelle sistemate nelle vaschette di polistirolo e cellophane.

Avremo senz’altro modo di riparlarne, ma intanto, se ti va, raccontami: stai già compiendo qualche gesto plastic-free? Come ti fa sentire? Quale abitudine plasticosa vorresti tanto eliminare, ma ancora non riesci? Scrivilo nei commenti e chissà che non arrivi una soluzione, ragionandone insieme. La formica, infatti, ci insegna anche un’altra cosa: il lavoro di squadra porta grandi risultati e moltiplica esponenzialmente tutto ciò che facciamo singolarmente.

 

 

Condividi...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi