Diritto o privilegio?

In questi giorni, cogliendo molti spunti dalla cronaca e da interessanti conversazioni, mi sono fermata a considerare che di fronte ad un’abitudine, o una norma del nostro vivere, dovremmo approfondire come sia diventata tale.

Ed eventualmente provare ad interrogarci riguardo la possibilità di attivarci per rafforzarla o modificarla.

Volendo conoscere meglio, ad esempio, il concetto di diritti riconosciuti a una persona, ovvero il diritto soggettivo, partirei dalla definizione del dizionario: “la facoltà, tutelata dalla legge, di mettere in pratica una volontà oppure di pretendere da qualcun altro un certo comportamento” ed ampliandone il senso diventa anche “ la possibilità o la pretesa di fare qualcosa giustificata da una norma morale, da una consuetudine, dalla relazione con altre persone”

Soffermandoci su quei diritti soggettivi definiti assoluti, o diritti fondamentali dell’uomo (alla vita, all’integrità fisica, alla salute, all’onore, alla privacy, poi diritti di libertà personale, di pensiero, di religione, di riunione ecc., tralasciando ora quelli legati ai beni materiali) notiamo che sono tutti riconosciuti e garantiti dalla Costituzione e da strumenti convenzionali internazionali.

Tali diritti assoluti sono sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che li definisce innati in ogni persona, quindi appartenenti a qualsiasi essere umano.

Creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, di conseguenza ai terribili crimini contro l’umanità che si erano verificati, direi che la Dichiarazione si può considerare un riferimento fondamentale per le nostre esistenze in quanto contiene le basi fondanti della cultura occidentale e ispira gli ordinamenti della maggior parte degli Stati.

Ovviamente questo non vale in qualsiasi parte del mondo, ancor meno in tutte le culture e certamente può variare nel tempo…

Ma mi colpisce osservare che nel contesto che mi circonda, sembra assottigliarsi sempre più la linea che traccia la distinzione tra ciò che rappresenta un diritto e il concetto di privilegio.

In tal senso credo si debba considerare l’impatto delle influenze esterne, sulle nostre aspettative e sulla nostra condizione interiore, che viviamo ogni giorno.

E la conseguente difficoltà a valutare lucidamente che certi diritti sono state ardue conquiste ottenute nel passato, di cui ora beneficiamo, spesso con gratitudine, magari sottolineandone il valore enorme.

Ma non possono essere considerati privilegi, in quanto si tratta di diritti innati e parte essenziale della persona.

Mi sembra che spesso sia faticoso legittimare ciò che ci spetta, forse perché non lo percepiamo più come profondamente indiscutibile.

E può accadere che prevalgano stati d’animo legati al sentirci fragili, quindi può vacillare la solidità di certi principi e valori.

Senza dubbio la garanzia di certi diritti dovrebbe procedere di pari passo con l’attuazione di altrettanti doveri e obblighi, a partire dal dovere di rispettare i diritti altrui e le norme necessarie per una buona gestione sociale.

Trovo però molto importante ricordare a noi stessi che poter esprimere il proprio pensiero, praticare il credo che abbiamo scelto, rimanere sani (quindi poter ottenere le eventuali cure necessarie), tutelare la propria privacy, ecc. dovrebbero essere elementi indiscutibili, e non un vantaggio per pochi o un’apparente benevola concessione.

Allo stesso tempo mi sento di considerare un privilegio l’essere nata in questa parte del mondo e in questa epoca, ma forse questo dovrebbe indurmi ancor più a tutelare quei diritti così importanti, e a poter scegliere ogni giorno di valorizzarli.

E a proposito di obblighi che affiancano solitamente i diritti, credo che sia un nostro dovere spendere tempo ed energie per attivarci affinchè una vita serena e appagante sia la concretizzazione di un nostro diritto naturale, anziché l’idea di un privilegio raro o addirittura una particolare fortuna…

 

“Un diritto non è ciò che qualcuno ti concede; è ciò che nessuno può toglierti”

W.R.Clark

 

 

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

One thought on “Diritto o privilegio?

  1. Carlo Colucci

    Sono molto d’accordo con l’articolo, oltremodo farei una piccola osservazione. Il legislatore non dovrebbe fare in modo che esistano queste “invasioni di campo”. Infatti c’è un conflitto d’interessi tra il parlamento che fa le leggi e le approva, e le condizioni per i parlamentari, specie quelle economiche che assicurative previdenziali..
    Un mio punto di vista personale..

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