Elisa che non sapeva piangere

Lo dichiarava come un vanto e un torto a se stessa.

Era così solare e sorridente che talvolta risultava fastidiosa, troppo sopra le righe della naturalezza. Indossava l’ironia come un’armatura e gli occhi come scudi per difendersi dal mondo. Il suo umore eccessivamente alto era una nota stonata sul pentagramma della sua vita attuale. Di motivi per piangere ne avrebbe avuti diversi, come un matrimonio terminato da poco e con dolore e il conseguente trasloco in una nuova abitazione che non sentiva sua.

“Non provo quasi niente, tanto piangere non serve a niente, non risolve niente”.

Per ben tre volte in questa frase pronuncia la parola “niente”, la ripeto per portarci l’attenzione ed Elisa, da quel niente, fa scaturire un fiume di parole e di racconti. Si concede di avvicinarsi a emozioni scomode, si arrabbia persino e comprendo che quelle lacrime che arrivano sulla soglia delle ciglia non tracimano perché una forza le ricaccia indietro.

“Se è vero che le lacrime tornano indietro, allora dentro sono allagata!” dice ridendo e si sorprende che io non rida con lei.

Chi sa piangere conosce bene il potere trasformativo del pianto.

E’ ghiaccio che si scioglie, è lava che sale e trasborda, è un grido che rompe lo specchio e spezzetta la realtà in decine di pezzi, nuovi riflessi del mondo.

Tra le prime domande che mi pone c’è quella relativa alla nostra seduta, mi chiede spiegazioni per sincerarsi che quello sia il posto giusto in cui poter essere aiutata, che non vuole perder tempo Elisa.

Le spiego che il counseling è relazione d’aiuto gestita da un professionista formato ad ascoltare attivamente, all’empatia e alla gestione della buona comunicazione e che il counselor non aggiunge contenuti ma facilita nell’altro il riconoscimento e lo svincolo di risorse che a volte, in noi, sono nascoste o è ostruito il passaggio che ci conduce ad esse.

“Quindi non sono malata?! Non mi manca nulla!”

“Sì Elisa, in te c’è tutto ciò che serve alla tua realizzazione solo che al momento, paure, situazioni di vita, difficoltà, confusione o altro ancora, non ti permettono di essere lucida su chi sei”

“Ci sono degli ostacoli! Allora è per questo che non piango da anni, qualcosa si è bloccato dentro di me”

“Sì, ecco, questo è il counseling. E’ riflettere insieme, è assumere nuovi punti di vista che, talvolta, davvero non riusciamo a vedere. Oggi sei entrata qui credendo di non essere capace di piangere per mancanza di emozioni e vai via cosciente che non è così ma che qualcosa si è bloccato dentro te.”

“Ho capito, ma io non mi posso permettere di piangere, soprattutto adesso che sono da sola. Non posso crollare, poi sennò come faccio ad andare avanti. Ognuno si difende come può”.

“Proprio così, senza fretta.”

Rifletto a fine seduta su come si senta questa donna alle soglie dei quarant’anni, che “deve” essere forte e risoluta e positiva perché questo si aspetta/no da lei.

Quanti uomini e donne si sentono “Elisa”.

Nel bambino, il pianto ha uno scopo legato alla sopravvivenza, il neonato piange per essere accudito e “salvato” dai suoi bisogni primari, più tardi è capriccio e richiesta di attenzioni e coccole, ma col tempo perde la sua funzione strumentale, sociale, e assume una connotazione più individuale, interiore, di relazione con se stessi e diventa il dono di chi esprime un’emozione riconosciuta e accolta.

Piangere non è per i deboli o per i coraggiosi, è per tutti. E nonostante non abbia a che fare con la risolutezza o la virilità è ugualmente infarcito di giudizio. 

Fatto sta che Elisa, dopo un pò di tempo, al sicuro in quello spazio creato per e con lei, si abbandona a un lungo pianto liberatorio e per un pò è così sensibile che piange anche guardando dei film d’amore o dei video di bambini e cani.

“E’ normale! Ho le lacrime arretrate!” dice sorridendo e io con lei.

Ha cominciato ad arredare la sua nuova casa, aperto qualche scatolone e buttato il superfluo. Dai tutorial on line ha imparato a pitturare le pareti della sua camera da letto e ogni tanto si prepara una torta “light”.

 

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Autore: Silvia Torrieri

Da sempre affascinata dalla mente umana diventa psicologa clinica per saperne di più, innanzitutto di sé stessa. Alla continua ricerca delle motivazioni che spingono i comportamenti, si specializza nelle "nuove dipendenze" e approda alla Media-Comunic-Azione® diventando counselor Relazionale. Lavora nell'ambito della relazione d'aiuto in diversi contesti e nella professione privata. Condivide con Avalon i valori della formazione continua, l'etica professionale e la crescita personale.

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