Fuffa spirituale e critico olistico

C’è un tema ricorrente tra i miei clienti, quando svolgo il mio lavoro da counselor, ed è un tema che riguarda un certo tipo di emozioni e un certo tipo di giudizio che moltissime persone hanno su di esse.

Sembrerebbe proprio che, più una persona ha attenzione alla spiritualità – intesa non come religione, ma come spinta all’evoluzione interiore, alla crescita personale, al miglioramento personale – più si auto-giudica molto severamente ogni volta che prova un’emozione che potremmo considerare nella gamma delle poco piacevoli.

Quali sono queste emozioni? Pensaci un momento prima di proseguire la lettura.

Fatto? Ok.

Le emozioni più giudicate sono rabbia, invidia, tristezza. Ce ne sono anche molte altre, naturalmente, ma qui faccio una mia personale statistica rispetto al mio osservatorio.

A mio avviso, questo giudizio parte non solo per un certo tipo di cultura in cui siamo immersi da secoli, ma per la rappresentazione errata e fuorviante che, specialmente sui social, ha la persona spiritualmente evoluta.

Una persona che è evoluta spiritualmente, secondo questa rappresentazione, non si arrabbia, non si addolora perché subito ha chiaro qual è il dono di quel dolore, non invidia niente e nessuno perché sa che la propria vita è unica e specifica.

Mi domando: quante persone così conoscete? Secondo me nessuna, e, se pensate a qualche guru su web, vi invito sempre a considerare che online possiamo pubblicare parti di noi scelte con molta cura, escludendone altre, per cui la visione di chiunque si presenti sui social è sempre parziale. La nostra mente tenderà a riempire le parti mancanti con quello che, a seconda di come siamo strutturati, ci immaginiamo.

La domanda perciò è la seguente: possiamo evolverci spiritualmente nonostante proviamo rabbia, invidia, tristezza e altro?

Assolutamente sì! Il punto non è non provare l’emozione x, ma è come la gestiamo, come ci poniamo con quell’emozione.

Se sento la rabbia e reagisco spaccando cose a caso probabilmente ho del lavoro da fare. Ma se sento rabbia, la riconosco, l’accolgo e poi agisco per tutelare ciò che quella rabbia sta proteggendo, allora ho trasformato la rabbia in grinta e sono assertiva.

Se sento invidia per qualcuno e, pur di spostarmi da questa sensazione scomoda, inizio a sparlare di quella persona e cerco di buttarla giù dal piedistallo che io stessa ho costruito, allora non starò agendo in modo costruttivo. Ma se accolgo quell’invidia dentro di me e la prendo come spunto per migliorare, o anche solo per apprezzare la varietà di talenti che esiste al mondo, sto facendo un passo in avanti, interiormente parlando.

Cosa dire sulla tristezza? Ci sono tanti avvenimenti che possono indurci tristezza; sicuramente uno più grave che tutti possiamo comprendere è un lutto. Provare tristezza per la perdita di un caro non solo è normale, ma è anche sano. Sarà da valutare quanto dura questo stato di tristezza, quanto è pervasiva rispetto alle altre emozioni. Accogliere il dolore e non giudicarlo, tuttavia, è la chiave per trasformarlo più velocemente.

La parte di noi che giudica tantissimo tutto ciò che sembra distaccarsi dall’ideale di essere umano evoluto che abbiamo, secondo Hal e Sidra Stone, ideatori del Voice Dialogue, è il Critico Olistico.

Lui è quella parte di noi che continuamente parla e ci fa sentire inadeguati riguardo, appunto, a ciò che riteniamo giusto o sbagliato interiormente, spiritualmente.

Non posso certo esaurire in poche righe l’argomento, ma credo sia importante dirti che è una parte di noi che non agisce contro di noi, ma si pone come un genitore iper apprensivo che ci mette davanti allo scenario peggiore in modo, secondo lui, che siamo preparati. In più, stringe con noi un patto di segretezza, un po’ come dire: hey, lo so che sei inadeguato ma lo sappiamo solo io e te, non lo dico a nessuno. Questo fa sì che i rimproveri nella nostra testa si amplino e prendano sempre più spazio.

C’è un modo per uscirne? Di nuovo, assolutamente sì!

Intanto, considera che il critico olistico è una parte di te, non sei tutto tu. Quando ti stai rimproverando per un’emozione che provi, pensa che è il suo rimprovero, non il tuo. Ringrazialo, digli che puoi accogliere e gestire, e ascoltati.

Quando identifichi la tua emozione, puoi anche dirti mentalmente qualcosa come “so che sto sentendo rabbia. La rabbia (o qualsiasi altra emozione tu stia provando) è una parte di me”.

Se puoi, confidati con qualcuno che abbia un buon ascolto.

E poi, ironizza. L’autoironia è una splendida alleata. Per esempio potresti dirti “mannaggia, sono così evoluta che mi sono arrabbiata! Diventerò Buddha in un’altra vita, dai”: Questa è la mia ironia, tu potresti ridere con una frase diversa, ma l’importante è che ci siamo capiti.

Ancora, pensa che ogni persona vive le stesse emozioni in quanto essere umano. Le emozioni sono ciò che ci accomuna e che può avvicinarci o allontanarci. Sarebbe un peccato ridurre la gamma. Sarebbe come mangiare senza sale, o dipingere con la metà dei colori.

Quindi: ti arrabbi? bene, sei un essere umano.

Se ti arrabbi tantissimo, spessissimo, e per ogni cosa, puoi considerare di chiedere un aiuto qualificato, che non ti porterà a negare la rabbia come brutta e cattiva, ma a scoprire che ferita c’è sotto e come poterla accudire al meglio.

Ma senz’altro, più diventiamo capaci di accogliere, gestire e trasformare, più facciamo un passetto in avanti nel cammino spirituale e nella crescita personale.

Io e il mio critico olistico ti salutiamo, e ci leggiamo al prossimo articolo.

 

 

 

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