I fatti di Parigi. Della paura e dell'amore

“Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l’ultimo” (Seneca)

Dopo ciò che accaduto a Parigi non posso fare a meno di ascoltare il profondo turbinio interiore e riflettere su quanto ci abbia scosso tutti, sollevando emozioni contrastanti su ciò che rimane dopo un evento traumatico e nel confronto con la paura.

E’ stato come l’arrivo di un sasso nello stagno, le acque non più placide, il fondo confuso e intorpidito, gli animali che fuggono spaventati e poi le onde, che non si fermano, anzi continuano a propagarsi sempre più per un tempo che sembra non finire mai.

Penso a come ci aggrappiamo pervicacemente alla nostra quotidianità più o meno confortevole, ricercando la stabilità, la pace e la tranquillità di uno stagno idilliaco. Penso a come i cambiamenti e in particolar modo gli eventi traumatici imprevisti portino a ridisegnare il nostro paesaggio interiore, soprattutto quando abbiamo a che fare con il dolore e la paura.

Che effetto ha su di noi? Ci paralizza o ci raggela? Scatena la fuga, l’evitamento o l’aggressività preventiva? Le reazioni non saranno naturalmente univoche ma per tutti è uno scossone fortissimo, una delle emozioni più invischianti, potenti e ad alto tasso di adrenalina [1].

L’onda lunga delle emozioni, dopo i fatti di Parigi continua a propagarsi e a risuonare come un’eco sia nelle riflessioni che nei comportamenti. Mi sono sentita come un albero che abbia perso le foglie all’improvviso. Al freddo e nuda. Ho avvertito il gelo della precarietà, la caduta dei filtri della certezza e della prevedibilità, ma anche dell’autoinganno e della futilità. E ho ritrovato l’essenziale sui miei rami spogli. Cosa rimane? Cosa conta per me davvero? Su cosa poggiano le mie radici?

Come in uno stop gurdjeffiano, questa paura mi ha fatto fermare e indotto riflessioni anche scomode che tendevo a procrastinare. Ha fatto una grande opera di pulizia, sfrondando i finti problemi e tutto ciò che poi ho realizzato essere accessorio per sottolineare l’indispensabile, grazie ad una ritrovata lucidità.

E ho compreso che l’Amore è l’unica risposta, l’unica cura, l’unico bisogno irrinunciabile, l’unica forza che sconfigge la paura e la morte stessa. Vale per chi vive in prima persona certi eventi traumatici e per chi, come me e i tanti che osservo intorno a me, ha la fortuna di esserne testimone indiretto. Ritrovo l’amore nel bisogno estremo di avvicinarsi e stringersi alle persone care, nella certezza che l’ultimo respiro vuole solo sussurrare ‘ti amo’, o arrendersi a quei ‘ti voglio bene’ che non riusciamo a dire o diciamo troppo poco o diamo per scontati.

E capisco che abbiamo bisogno della morte per ricordarci di essere vivi e dare valore alla quotidianità, abbiamo bisogno della paura o del baratro della perdita per apprezzare ciò che conta e sapere di amare. Un paradosso in apparenza, nient’altro che la rivelazione della complessità e della generosità dell’esistenza, che anche attraverso il dolore tende sempre a rimetterci al centro e ripristinare valori e priorità.

Mi piace chiudere con la celeberrima, anche se presunta, lettera di Einstein alla figlia sull’amore ispirata alle riflessioni di Tesla; mostra come la scienza illuminata sappia trascendere il visibile e nell’accettazione dei suoi limiti, liberare la mente alla ricerca dell’infinito per contrastare i mali dell’umanità con gli ordigni dell’amore:

“Vi è una forza estremamente potente per la scienza che finora non ha trovato una spiegazione formale. È una forza che comprende e gestisce tutte le altre, ed è anche dietro qualsiasi fenomeno che opera nell’universo e non è stata ancora da noi individuata. Questa forza universale e’ l’amore.Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo hanno dimenticato le più potenti forze invisibili. L’amore è luce, in quanto illumina chi lo dà e chi lo riceve. L’amore forza di gravità perché attrae alcune persone da altre. L’amore è potenza, perché moltiplica il meglio che abbiamo e permette che l’umanità non si estingua nel suo cieco egoismo. Amore svela e rivela. Perché l’amore è vivere e morire. L’amore è Dio e Dio è amore. Questa forza spiega tutto e dà senso alla vita con la V maiuscola. Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo, forse perché abbiamo paura di amare, perché l’unico potere nell’universo che l’uomo non ha imparato a guidare a suo piacimento. […]Dopo il fallimento dell’umanità con l’uso ed il controllo delle altre forze dell’universo che si sono rivolte contro di noi, è imperativo che noi ci nutriamo di un altro tipo di energia. Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se vogliamo trovare un significato alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita, l’amore e’ l’unica e l’ultima risposta. Forse non siamo ancora pronti per una bomba d’amore abbastanza potente da distruggere l’intero manufatto dell’odio, dell’egoismo e dell’avidità che affliggono il pianeta. Tuttavia ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore di amore la cui energia è in attesa di essere rilasciata. Quando impareremo a dare e ricevere quest’energia universale, Lieserl cara, vedremo che l’amore vince tutto, trascende tutto e può fare tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita. Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere ciò che albergava nel mio cuore e che ho silenziosamente battuto per tutta la vita. Forse è troppo tardi per chiederti scusa ma il tempo è relativo, e ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono giunto all’ultima risposta. Tuo padre”

 

 

[1] com’era noto ai romantici tanto da associarla alla bellezza più sublime e come ben sanno gli amanti del genere gotico o gli utilizzatori delle strategie di manipolazione di massa.

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

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