Ratafià: il liquore alchemico abruzzese

La Ratafià è, indubbiamente, un nome singolare per indicare un liquore. La sua nascita affonda le radici in antiche tradizioni che contemplano influssi alchemici. infatti, la Ratafià doveva avere non solo un’azione corroborante ma anche medicamentosa sulla digestione e la sua preparazione era appannaggio di alchimisti-speziali, precursori degli attuali farmacisti.

L’origine del nome

La Ratafià si diffuse enormemente per l’utilizzo nei riti propiziatori o di suggello per il buon esito di  transazioni commerciali o sottoscrizioni di patti.

Noto come il liquore dei notai che concludevano le stipule con la frase” ut rata fiat,” nacque in Piemonte intorno al 1600 ad opera dei frati cistercensi che la diffusero in tutta Italia e sopratutto in Abruzzo e Molise. Quando la parola data valeva più di mille contratti, il colore rosso intenso della Ratafià simboleggiava una sorta di patto di sangue fra due persone: una stretta di mano e un brindisi con  un bicchiere “di sangue morlacco” nome speciale conferitogli dal grande Gabriele D’Annunzio.

Ratafià e Abruzzo

La Ratafià abruzzese, a cui è stato conferito il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano, è meno dolce di quella spagnola e meno spezzata di quella francese ma presenta un eccellente equilibrio tra la nota acida delle amarene e la corposità del vino, rigorosamente Montepulciano d’Abruzzo. Si sorseggia fresca e ad una temperatura di 18°.

Nei pressi di Chieti, sorge l’AB liquoreria Abruzzese, nata tre anni fa dalla visione dell’ingegner Simigliani, che ha deciso di tornare alla terra e valorizzare una coltivazione di Amarene di Pescara. Un lavoro di amore e accudimento che, dopo il reimpianto della varietà locale, piccola e scura e grazie alle marze di amarene selvatiche, ha portato alla coltivazione di un ettaro di ciò che l’ingegnere ha chiamato Anima-rena: niente sciroppi o aromi naturali. Solo amarene raccolte sul finir della primavera e messe a macerare in un Montepulciano Doc.

Ingrediente segreto: il tempo. La ratafià si presta, infatti, ad un lungo invecchiamento.

Un liquore, quindi, adatto al momento particolare che stiamo vivendo per sancire un patto tra tutti noi, quello cioè, di riportare l’armonia nelle nostre vite e la progettualità. Il colore “rosso” della Ratafià ci parla della passione e del colore del cuore; il lungo invecchiamento della pazienza che occorre, in certe situazioni, senza abbandonare la cura e l’amore per noi stessi e gli altri.

Panta Rei“. Tutto passa.

Prepariamoci a questo momento con attenzione, manteniamo alte le energie e gli umori, curiamo il particolare, abbracciamo il Coraggio, af-fidiamoci alla Vita e sanciamo il tutto con un bicchiere della bella tradizione Abruzzese.

Et sic res rata fiant“. (e così quanto concordato sia eseguito).

Cin Cin

 

Ricetta della Ratafià

  • 1 kg di Amarene
  • 1 litro di Montepulciano d’Abruzzo,
  •  300 g di zucchero
  • 300 g di alcol
  • 1 stecca di cannella.

Procedimento

  • Lavare le amarene, asciugarle e privarle del nocciolo.
  • Riporle  in una boccia  di vetro con l’imboccatura larga
  • Aggiungere il vino e la cannella.
  • Far macerare il composto esponendo possibilmente il contenitore al sole per 40/50 giorni.
  • Filtrare il liquido con una garza e aggiungere lo zucchero mescolando bene per un paio di giorni
  • Unire l’alcol.
  • Lasciar riposare per qualche giorno.
  • Procedere, infine, ad imbottigliare ill liquore.
  • Berlo  non prima di 4/5 mesi.
Condividi...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi