Tutta la musica che ci manca

Sere fa, guardando in tv il concorso canoro europeo che si svolge ogni anno, è arrivata forte al cuore la nostalgia profonda della musica. Non della musica e basta, protagonista delle nostre giornate in modi diversi, dall’autoradio in macchina alle playlist del cellulare sempre con noi, ma della musica condivisa.

Il pubblico in platea, braccia in alto e sguardo al cielo, faceva sentire la sua presenza cantando assieme al musicista sul palco.

Ho ricordato quel concerto a Roma, all’Olimpico, quel mare di sconosciuti tenuti insieme da un unico canto gridato e ascoltato allo stesso tempo, e ho sentito, come allora, il cuore battere in tutto il corpo per l’eccitazione e la gioia.

Ho ripensato alle chiacchiere dell’attesa sul prato o sui gradoni dello stadio prima del concerto, all’atmosfera armonizzante di chi, una volta tanto, sa e accetta di essere simile all’altro, di omologarsi e condividere la stessa passione.

Quasi commovente il pensiero di una folla senza nemici, fatta di fans più o meno composti guidati dalla ricerca dell’emozione che la musica live può dare.

Ognuno di noi ha sperimentato, nella quotidianità e in maniera più o meno evidente e costante, il potere “magico” della musica. Non a caso scegliamo una canzone in uno specifico momento della giornata o della vita.

La musica traduce in suono e armonia ciò che dentro di noi è frammentato e disconnesso e quelle mille note che dentro risuonano in modo disordinato, grazie alla musica trovano la strada per farsi sentire, e il musicista che ha tradotto per noi quelle emozioni è il tramite tra il dentro e il fuori.

E ci accorgiamo così che pezzi di canzoni ci assomigliano, hanno il sapore di certe estati o di amori in-finiti o semplicemente portano in superficie quel bisogno di  leggerezza che ci risana il fiato e la giornata. A volte una musica triste ci aiuta a tirare fuori quel dolore negato e nascosto e ci fa scoprire fragili, altre la usiamo per dire all’altro cosa proviamo o altre volte ancora ce ne serviamo per abbassare il volume dei nostri pensieri.

Senza dubbio la musica è un’amica.

Questo spiega anche perché amiamo tanto gli artisti, “interpreti” speciali di segreti interiori altrimenti muti e inascoltati.

Canzoni come poesie, arte che si rivela e ci rappresenta.

Immaginiamo a questo punto cosa significhi cantarle insieme! A quanta energia liberata da 80.000 cuori che battono forte a ritmo di basso e batteria.

Le parole diventano una preghiera che riempie l’aria e rinsalda le ossa.

Sì, è proprio questo che accade in platea, l’individuale e il collettivo, il privato e il pubblico e le voci, tutte diverse, si fondono per diventare una sola e il rapporto così intimo con quella canzone e il suo interprete diventa condiviso e potente.

E’ facile capire perché, più che mai adesso, abbiamo bisogno di tutto questo: fidarci dell’altro e cantare con lui per ricucire lo strappo provocato della paura. 

…e nel concerto del mio ricordo, non a caso, Lucio Dalla cantava… 

È la sera dei miracoli, fai attenzione

Qualcuno nei vicoli di Roma

Con la bocca fa a pezzi una canzone

È la sera dei cani che parlano tra di loro

Della luna che sta per cadere

E la gente corre nelle piazze per andare a vedere

Questa sera, così dolce che si potrebbe bere

Da passare in centomila in uno stadio

Una sera così strana e profonda

Che lo dice anche la radio

Anzi la manda in onda

Tanto nera da sporcare le lenzuola

È l′ora dei miracoli che mi confonde

Mi sembra di sentire il rumore di una nave sulle onde

Si muove la città

Con le piazze e i giardini e la gente nei bar

Galleggia e se ne va

Anche senza corrente camminerà

Ma questa sera vola

Le sue vele sulle case sono mille lenzuola

Ci sono anche i delinquenti

Non bisogna avere paura

Ma stare un poco attenti

A due a due gli innamorati

Sciolgono le vele come i pirati

E in mezzo a questo mare

Cercherò di scoprire quale stella sei

Perché mi perderei

Se dovessi capire che stanotte non ci sei

È la notte dei miracoli, fai attenzione

Qualcuno nei vicoli di Roma ha scritto una canzone

Lontano una luce diventa sempre più grande

Nella notte che sta per finire

E la nave che fa ritorno

Per portarci a dormire

 

 

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Autore: Silvia Torrieri

Da sempre affascinata dalla mente umana diventa psicologa clinica per saperne di più, innanzitutto di sé stessa. Alla continua ricerca delle motivazioni che spingono i comportamenti, si specializza nelle "nuove dipendenze" e approda alla Media-Comunic-Azione® diventando counselor Relazionale. Lavora nell'ambito della relazione d'aiuto in diversi contesti e nella professione privata. Condivide con Avalon i valori della formazione continua, l'etica professionale e la crescita personale.

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