Ciao, sono te. Ti va di giocare?

 

Sala d’aspetto di uno studio medico. Sono in attesa per una visita agli occhi perché l’oculista, donna anche lei, mi ha detto: “Per vedere bene, ti devi prima rilassare, ora vai e stenditi di là, dopo ti chiamo”. Due donne si avvicinano sorridenti, una di loro reca in braccio una bambina che mi sorride. Anch’io le sorrido e l’altra mi dice: ”È tanto che vuole conoscerti”.

Cari amici lettori e liberi pensatori, non potete immaginare quanto felice mi abbia fatto questo sogno. Erano anni che non sognavo la mia parte bambina, perdipiù così serena e vitale. Che incubi le immagini del passato, lei era sempre sofferente, a volte morente, trascurata e negletta … da me. Sempre così impegnata a fare la cosa giusta da non avere mai tempo per lei, sempre così focalizzata sulla ricerca dell’altrove o su qualcosa da fare, da scordare il piacere di essere qui ed ora, sempre così concentrata sui ‘se’, sui ‘ma’ e sui ‘forse’ da perdere tante occasioni. Sono sicura che il suo riaffacciarsi dipenda da alcune mie scelte recenti, da averle finalmente dato una casa tutta sua che abbiamo colorato insieme, e di dover ringraziare anche i miei gatti che riescono spesso a strapparmi dalla scrivania per farci le coccole e giocare un po’. Ora lo sento. Il respiro è più ampio, disteso, il cuore è lieto e ossigenato e la mia bimba torna a vivere e sorride. E’ lei che gioca con loro, la riconosco dalla vocina che mi esce quando li tratta come due bambolotti e gioca a fare la mamma. Perché lei vive nel tutto e parla allo stesso modo con gli altri, con le piante e con la casa non vedendo alcuna differenza. E’ lei che sorride soddisfatta quando la ascolto e scelgo di pancia secondo bellezza piuttosto che di testa per sensatezza. E’ sempre lei che sgrana gli occhi e non si stanca mai di osservare il cielo rapita da nuvole e tramonti, o saltella felice quando ci prendiamo i nostri tempi per stare con le amiche, andare al cinema o per comprarci qualcosa di nuovo.

 Bimba mia, quanto mi sei mancata. Troppo a lungo rinchiusa nello sgabuzzino o nascosta nell’armadio, come facevo da piccola quando ti sentivi triste, sola e troppo vulnerabile. Non vedevo l’ora di crescere per proteggerti, di costruirmi una bella solidissima armatura e sentirmi finalmente forte, perché credevo che quella fosse la felicità. E così è stato, o quasi. Una corazza davvero lucente e talmente inattaccabile che ci ha difeso strenuamente ma che ha finito con il soffocare soprattutto te e diventare una prigione, la nostra prigione bimba mia. Muraglioni di logica tanto inoppugnabile quanto invalicabili, sbarre fatte di paura di soffrire e portoni massicci di ostentata sicurezza che in realtà non sono mai stati chiusi a chiave. Talmente pesanti che in molti non hanno osato bussare e noi spingerli per andare oltre il giardino.  

 Come sai, dolce bimba mia, sono un po’ di anni che lavoro di scalpello, a volte di piccone, per abbattere i muri che mi separavano da te. Nell’attesa di riabbracciarti ho creato nuove finestre, tolto le grate e messo tendine colorate. Ho capito che quell’armatura spaventava soprattutto te e faticosamente ho iniziato a smontarla pezzo a pezzo. Ho tolto i finti lucchetti dalla porta e cominciato ad aprirla, per dare e per ricevere, ed è arrivato l’amore in tutte le sue forme. Alcuni amici davvero speciali e persone a me molto care, sapevano come parlarti e farti giocare e me l‘hanno insegnato, per far riemergere la parte migliore di me.

 Perché tu sei questo. Sei il mio tratto più autentico, il potere del sogno e la capacità di amare. Sei la pienezza nella risata e la profonda totalità in qualunque cosa ti piaccia; sei la fiducia piena nella vita che si tramuta in magia e realizza i desideri. Sei l’energia, lo stupore e l’entusiasmo, la meraviglia delle piccole cose e la naturalezza nei misteri della vita. Sei la sensibilità, la tenerezza e l’empatia; tuo è il potere di svelare gli inganni e di dilatare il tempo per fare di un momento, una perfetta eternità. Che bello riaverti a casa mio tesoro, che bello amarti, proteggerti e prendersi cura di te. Ho capito che mi insegnerai tante cose e che sei tu la vera saggia in famiglia. Grazie a te inizio il viaggio di ritorno, senza dubbio quello più importante, torneremo insieme da dove siamo partite perché è lì che si trova il tesoro.

Concludo con una poesia a me molto cara di W. Wordsworth che si chiama My Heart Leaps Up (Il Mio Cuore Sussulta). Racconta di come egli abbia compreso che il bambino è padre dell’uomo, attraverso i suoi occhi il mondo si svela e grazie al suo cuore la vita si compie.

My heart leaps up when I behold                     Il mio cuore sussulta quando vedo

A rainbow in the sky:                                         Un arcobaleno nel cielo:

So was it when my life began;                          Così era quando nacqui;

So is it now I am a man;                                     Così è ora che sono un uomo;

So be it when I shall grow old,                          Così sia quando diventerò vecchio;

Or let me die!                                                       Altrimenti fammi morire!

The Child is father of the Man;                         Il Bambino è padre dell’Uomo;

And I could wish my days to be                        Ed io vorrei che i miei giorni fossero

Bound each to each by natural piety.             Legati l’uno all’altro da naturale pietà

E adesso vado, le ho promesso un gelato …

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Autore: Stefania Nanni

Counselor relazionale in Media-Comunic-Azione® e docente di lingua e civiltà anglosassone. Umanista nell’animo per la propensione agli aspetti esistenziali e della socialità, da oltre un ventennio si occupa di crescita personale, tecniche olistiche e aggiornamento professionale, estendendo le competenze pedagogiche anche in ambito organizzativo, gestionale e formativo. Esperta di comunicazione e mediazione del conflitto, è membro di Avalon dal 2000, ove ha conseguito il titolo, e vi collabora come counselor, formatrice e blogger sul giornale “Cronache di un libero pensiero” nella rubrica “Il punto di vista del counselor”. Da sempre interessata allo sviluppo del potenziale e delle peculiarità del femminile, partecipa attivamente alle attività del “Cerchio di Sorellanza” e del “Caffè delle Donne”, coadiuvando la dott.ssa Fusco nella conduzione. Presso la Psico-libreria “I Luoghi dell’Anima” organizza e modera gli incontri pubblici del “Cafè Philo” sulle tematiche del vivere e delle relazioni, secondo i canoni della comunicazione ecologica e del dibattito aperto.

0 thoughts on “Ciao, sono te. Ti va di giocare?

    1. Stefania Nanni Post author

      grazie a te barbara, la mia è sempre stata molto timida ma non vede l’ora di giocare con la tua 😉

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