Come gestire rimorsi e rimpianti.

Capitano nella vita quei momenti in cui ci guardiamo indietro e pensiamo a qualche scelta in particolare, qualche decisione o qualche avvenimento. Un punto preciso in cui, se avessimo agito diversamente, o se non fosse capitato quell’evento, la nostra vita – riteniamo – sarebbe stata totalmente diversa, più felice.

Entriamo così nell’energia del rimpianto, o del rimorso. Vorremmo aver fatto qualcosa che non abbiamo fatto, oppure non vorremmo aver fatto qualcosa che abbiamo fatto.

Quando un cliente porta questa energia nel setting, generalmente lo invito a riflettere su alcuni punti chiave, e così potremmo fare noi quando ci attanaglia il richiamo di un passato di fantasia in cui, crediamo oggi, avremmo scelto diversamente.

Intanto, riportiamoci nel momento in cui abbiamo preso quella decisione: eravamo come ora, sapevamo le cose che sappiamo ora, avevamo gli strumenti che abbiamo adesso?

É facile, dopo aver maturato tanta esperienza di vita, guardarsi indietro e dire “dovevo fare diversamente”, ma la visione a posteriori implica che sia trascorso un tempo durante il quale noi abbiamo vissuto, un tempo che ci ha trasformato e ci ha resi diversi da come eravamo.

Consideriamo poi un altro punto: se anche avessimo preso una decisione diversa, abbiamo la garanzia che ora saremmo in una situazione diversa, senza problemi?

Sospetto di no. La vita non offre garanzie, la vita offre esperienze. Ciascuna scelta si concatena ad altre, noi siamo connessi ad altri con le loro scelte, l’intreccio che si crea è come una tela che viene continuamente tessuta formando e disfacendo continui ricami.

Pensare che un’azione diversa ci avrebbe portato ad una vita più bella significa attribuirci un potere di controllo che non abbiamo, che non esiste.

Noi possiamo scegliere, sempre. Ma ciò che accade dopo non dipende solo da noi: viviamo con gli altri, in un sistema sociale, economico, culturale, di cui mai potremmo prevedere ogni aspetto.

Valutiamo anche che, se arriviamo a credere di aver fatto in passato una scelta sbagliata, possiamo farlo soltanto perché c’è stata di mezzo, appunto, l’esperienza. Immagina di cucinare un piatto e decidere di condirlo con delle spezie nuove. Sarà il successivo assaggio a dirti se la spezia scelta ti porta gusto o no. Senza l’assaggio, nessuna valutazione è possibile.

Allo stesso modo, se non faccio esperienza di vita, non capisco cosa sia meglio per me, cosa mi faccia gioire o cosa mi appesantisca.

Come possiamo uscire, allora, da questi momenti in cui il pensiero torna sempre là, in una sorta di ruota del criceto che non conduce da nessuna parte?

Credo che, oltre alle considerazioni precedenti, sia fondamentale ancorarci a quello che viviamo nel famoso *qui ed ora*.

Qui ed ora come sto?

Qui ed ora di cosa ho bisogno?

Qui ed ora quali sono le mie risorse? Quali persone, situazioni, condizioni interiori mi danno forza?

Se mi radico nella mia vita attuale, se accetto la mia condizione, qualsiasi essa sia, da lì, proprio da lì, posso ricominciare a camminare, posso scendere dalla ruota del criceto e scoprire che davanti a me c’è più di una strada che attende solo il mio primo passo.

 

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