Da piramide a rete: il benessere olistico

Qualche settimana fa mi sono imbattuta in un’immagine che mi ha colpita. Non la riporto qui, perché avrei bisogno di chiedere il permesso dell’autore, ma non fa niente: te la descrivo.

Tutti, credo, abbiamo presente l’immagine della piramide alimentare, quella che una volta metteva alla base i farinacei e cereali, mentre adesso è stata rivista e prevede come fondamentale il consumo di frutta e verdura.

L’immagine della piramide è certo molto chiara e si ricorda facilmente. Alla base ciò che è più importante e dev’essere quotidiano, in cima ciò che è meno importante, meno salutare e va consumato rarissimamente, o anche mai.

Bene: la piramide che ho trovato io faceva un passo ulteriore e diventava piramide di benessere. Quindi, accanto alla scala dei cibi da consumare, poneva altro che riguarda più lo stile di vita: sonno, movimento, buone relazioni eccetera.

Lì per lì ho pensato fosse un ottimo segno. Finalmente qualcuno che mette l’accento su esigenze interiori, considerandole come parte del benessere di un individuo.

Poi però più la guardavo e più sentivo dentro di me qualcosa ribellarsi.

Sono rimasta con quella sensazione per ore, e poi alla fine ho realizzato ciò che si stava muovendo dentro di me.

Quello che non mi torna, che ha messo in allerta la mia parte intuitiva, analogica, diremmo, in Counseling mediacomunicativo, la mia parte femminile, è il concetto di piramide stesso. Ho sentito un’altra realtà presentarsi dentro di me: la rete.

La rete è un concetto che prevede che ogni elemento di cui è composta sia connesso e dunque influenzi e sia influenzato dagli altri.

Dunque ho riflettuto: se dormo male, che relazioni avrò? Sarò presente a me stessa durante il giorno, sarò gentile, saprò esprimermi al meglio? Se coltivo relazioni tossiche, come mangerò? Se non faccio mai movimento, come sarà il mio umore durante il giorno, anche se ho mangiato “benissimo”, tecnicamente parlando?

E’ chiaro che il mio corpo ha bisogno di respirare, mangiare ed espletare le sue funzioni primarie. Certamente. Ma è anche vero che stiamo parlando del minimo per la sopravvivenza. Noi invece, spero, vogliamo vivere, non sopravvivere.

Quindi potremmo pensare alla qualità, non solo alla quantità. Il benessere non è una formula matematica per cui dire: ok, metto questo, poi questo e poi quell’altro… Per poi sentirci in colpa ed infelici se l’equazione non ci torna.

Se cominciassimo a pensare che ogni aspetto della nostra vita influenza gli altri, come potremmo vivere? Come cambierebbero le nostre giornate? Come ci rapporteremmo agli altri?

Se pensassi che la mia autostima influenza come decido di alimentarmi, ma anche che se miglioro l’alimentazione accresco la mia autostima?

Se credessi che allenarmi ad esprimere in modo ecologico le mie emozioni influenzasse la mia capacità di dormire riposandomi?

Per me il benessere, che mi piace chiamare bellessere, si allontana dalla mera sopravvivenza. Noi esseri umani siamo capaci di ben altro che sopravvivere. Ma per assaporare la vita appieno, forse abbiamo bisogno di lasciare andare un pochino quella parte mentale di noi che ama gli schemi, le scale di priorità, i compitini da svolgere in un determinato modo. E rafforzare la nostra parte femminile, che vede ogni cosa connessa alle altre e che sa inserirsi nel flusso per godere di ciò che c’è.

Un benessere che non procede per gradini come una scala. Un benessere olistico, appunto.

Grazie di aver letto fin qui. Buon Ferragosto, che sia Vitale e pieno di reale Godimento, nel rispetto di tutte le parti di te.

 

 

Condividi...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Categorie

Commenti recenti

Da Avalon Giornale

Tag

Archivi