Il manager, l'azienda e il counseling

I dirigenti di azienda vivono giornalmente le conseguenze di una nevrosi in quanto sostengono in maniera creativa la duplice realtà in cui vivono: da un lato operano nel sistema azienda, dall’altro sono coinvolti nel proprio intrapsichico, per cui possiamo affermare che all’interno dell’animus del manager albergano effetti e fenomeni intrapsichici ed interpersonali. In questa direzione il disagio, oggetto del counseling,  comporta una rinuncia alla libertà e l’effetto di arrendersi a rigide norme di comportamenti abituali: di conseguenza la personalità del dirigente diventa anomala. Portare un manager a riscoprirsi mentalmente in salute, equivale a consentirgli di recuperare il proprio senso di responsabilità personale e quindi il senso della propria libertà. La libertà porta in sé i principi della creatività dalla quale non si può prescindere operando all’interno del sistema imprese.

L’indagine del campo fenomenico operato dal management aziendale, si sviluppa nella riscoperta  della propria  salute mentale: maggiore e migliore è la salute mentale, più adeguato diventa il potenziale di libertà che occorre raggiungere all’interno dei contesti organizzativi. Il counseling in questo senso aiuta gli operatori economici a superare una difficoltà di personalità, esaltando prevalentemente l’idea di libertà. Il counselor porta il manager ad accettare la responsabilità della propria condotta e gli esiti della propria vita. Egli mostrerà al cliente-manager quanto siano profonde le radici da cui nasce la decisione, quanto si debbano tener presente le esperienze precedenti e la profondità dell’inconscio, e alla fine aiuterà il dirigente d’azienda a trovare e ad utilizzare le sue risorse di libertà.

In sintesi il counseling aziendale ricerca l’individualità nella personalità degli operatori economici in relazione sia alle problematiche del management aziendale, sia alla personalità della leadership. L’aspetto più eclatante di questa ricerca è individuabile nella dinamica dei protagonisti-manager in relazione al fatto che non riescono ad individuarsi, entrando in una spirale nevrotica che in una certa misura tutti noi rappresentiamo. Il dirigente d’azienda soffre del fatto che non riesce ad accettarsi, di non potersi sopportare e desidera volersi diverso. In sintesi la salute mentale dipende dall’accettazione di una individualità che ci consente di affrontare il mondo delle imprese con il nostro unico ed originale sé. Infatti non riusciamo ad essere noi stessi, per quanto possiamo desiderarlo, e di conseguenza occorre intervenire con la relazione d’aiuto. Essa si basa fondamentalmente sul principio della ricerca di una individualità, peraltro già presente nel dirigente d’azienda, verso uno scopo finale che è l’auto sviluppo ovvero la persona deve diventare ciò che già è. A tale riguardo Jung nella sua opera “Tipi psicologici” mette in risalto la distinzione delle persone in estroversi ed introversi. Naturalmente la linea di demarcazione non è netta e precisa: tutti noi, a seconda dei momenti, abbiamo la tendenza all’introversione o all’estroversione. Jung si rese conto che il suo sistema era soltanto un quadro di riferimento che forniva una lettura molto generale. Egli sosteneva che non è giusto né utile etichettare le persone; non è un caso che lo stesso Jung sia stato tra i psicoterapeuti, quello che ha messo in risalto l’individualità. Dai contenuti profondi della mente umana emerge via via un materiale che abbiamo in comune con gli altri. A questi livelli profondi Jung ha dato il nome di “inconscio collettivo”. Inoltre ha definiti “archetipi” o “immagini primordiali”, i modelli e le modalità di pensiero che tutti gli individui, o un gruppo di individui, possiedono, per esempio, l’appartenenza ad un gruppo etnico. Questi “archetipi” sono in rapporto con la struttura fondamentale della mente. Ciò spiega perché la mitologia , pur generata da popoli di razze diverse ed in diversi periodi storici, mostra modelli comuni. Chi si rivolge al counselor per problemi di personalità, attinge al suo patrimonio genetico e storico per trovare il suo vero sé e ciò si realizza riunificando la coscienza con i livelli inconsci dell’esperienza infantile e con i livelli più profondi dell’inconscio collettivo. Viceversa chi si trova continuamente in lotta con la società non potrà mai avere una personalità sana perché sta lottando contro certe forze presenti nell’inconscio collettivo della sua stessa mente. Pertanto dall’individualità del manager noi traiamo il seguente insegnamento: compito del counselor è quello di assistere il manager nella ricerca del suo vero sé e poi aiutarlo a trovare il coraggio di essere quel sé.

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Autore: Alfonso Recinella

Counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo, ha integrato la sua formazione tecnico-scientifica con una formazione umanistica, privilegiando lo studio della filosofia nei suoi più attuali risvolti applicativi e della comunicazione. La sua esperienza sia nazionale che estera nei contesti aziendali in qualità di Senior Manager e Direttore d'impresa, si unisce al counseling specialistico, in un'ottica di sviluppo della cultura d'impresa e della valorizzazione del suo capitale intellettuale. L'utilizzo delle più aggiornate tecniche del counseling mediacomunicativo gli consente di operare ottimizzando le risorse e contribuendo alla risoluzione dei disagi interni alle organizzazioni. L'attenzione alla persona, che riveste il suo interesse primario, ha indirizzato il suo lavoro verso attività che spaziano dall'empowerment al problem Solving, dalla formazione alla didattica esperienziale. Per Avalon gestisce l'Area Sviluppo e Benessere dei contesti organizzativi e svolge attività di formazione.

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