La vocazione e l’intraprendenza che realizzano

In questo periodo straordinario mi capita di pensare a quante volte l’essere umano si è trovato ad affrontare momenti storico- sociali particolarmente difficili.

Rimanendo nel mio contesto, mi tornano in mente i racconti (ascoltati infinite volte) dei miei nonni ormai scomparsi, del “tempo di guerra”.

Così esordivano riferendosi al loro vissuto durante la seconda guerra mondiale, quando erano costretti a vivere nascosti nelle campagne, in alloggi di fortuna, quando sempre era incombente il pericolo di sentirsi arrivare bombardamenti dal cielo, e sempre era una conquista trovare come sfamarsi giorno dopo giorno…

Nella mia percezione di bambina certe descrizioni suonavano distanti e fantastiche, le ascoltavo rapita allo stesso modo delle favole tipo Biancaneve, ma certamente mi sono rimaste dentro e a tutt’oggi ricordo nitidamente certe immagini forti.

Da adulta mi sono sicuramente soffermata sul privilegio di conoscerle solo dai racconti ascoltati ripetutamente (dai nonni e da altri,) e sulla grande stima che mi suscitano coloro che hanno saputo superare, ovvero si sono lasciati alle spalle traumi, sofferenze, dolori indicibili.

Ma ammiro soprattutto queste persone per la capacità di continuare a costruire il necessario, nutrire progetti, lavorare incessantemente, insomma creare la vita avvenire.

Credo che le enormi potenzialità dell’essere umano vengano espresse e, letteralmente utilizzate, in modo soggettivo, concernente l’atteggiamento verso l’esistenza e la conoscenza di sé.

E’ evidente che le condizioni esterne in cui ci troviamo in un certo momento possono ostacolare o facilitare il nostro vivere, ma sono davvero pochi gli elementi che oggettivamente ci impediscono di ascoltare le nostre esigenze ed aspirazioni, anche profonde.

Per poi attivarci, nei modi più diversi, verso la concretizzazione di ciò che riteniamo necessario, appagante, nutriente, motivante per il nostro percorso di vita.

Dare spazio al nostro sentire autenticamente, oltre le influenze del contesto in cui ci troviamo con i suoi luoghi comuni e pregiudizi, ci consente di attingere a risorse personali impensabili.

In questo senso il coraggio si rivela spesso imprescindibile tra le nostre potenzialità, appartenente quindi a ciascuno di noi, ma più o meno espresso nel concreto.

La nostra parte decisa e intraprendente può essere ostacolata infatti da un eccesso di paura che blocca, sminuisce e genera sfiducia, prima di tutto verso noi stessi.

Recentemente ho conosciuto la storia eccezionale di una donna vissuta in un’epoca e in condizioni molto difficili, dove la semplice idea di raggiungere un altro continente si considerava un’impresa per pochi.

Trovo che lei sia un esempio forte di autorealizzazione, che si può ottenere attingendo alla propria vera ispirazione, ascoltata e accolta, accanto a una ingegnosa enorme operosità.

In altri termini la vera espressione dell’energia femminile in noi, integrata dall’azione e dalla visione strategica dell’energia maschile.

Mi riferisco alla straordinaria Francesca Cabrini, nata a metà dell’800 in un paesino della provincia lombarda, ultima di undici figli in una famiglia contadina molto religiosa. Diventa insegnante elementare e dopo vari tentativi (ostacolati dalla sua salute cagionevole) prende i voti seguendo la sua vocazione.

Da lì ha inizio il suo preciso ed innovativo progetto che le permette di coniugare la vita religiosa con la missionarietà e il reale sostegno agli altri.

In giovane età fonda un suo ordine ecclesiastico, numerose scuole e orfanotrofi in varie zone d’Italia, e per la prima volta un ordine religioso femminile inizia ad agire in modo autonomo in senso missionario.

Nel 1889 si imbarca per l’America dando inizio a decine di lunghissimi viaggi verso gli Stati Uniti e il Sudamerica, dove si dedicherà agli immigrati italiani, che in gran parte hanno bisogno di condizioni di vita dignitose ed istruzione.

Inizia così a mostrare anche oltreoceano la sua grande capacità imprenditoriale. Sa raccogliere fondi, scegliere sedi con accuratezza e senso degli affari, utilizza al meglio le risorse a sua disposizione, difendendo l’autonomia finanziaria dei suoi istituti.

Dedica molta attenzione alla comunicazione e alla promozione dell’immagine delle sue opere, affiancando i servizi a pagamento con le istituzioni caritative. Nel giro di pochi anni elabora un vero modello di integrazione per gli immigrati, che prevede la convivenza delle due identità culturali, anche attraverso una buona istruzione e la conoscenza della lingua.

Grazie alle sue doti manageriali, al suo ottimismo e alla sua concretezza realizza innumerevoli scuole, orfanotrofi, ospedali, convitti, centri di assistenza in tanti Paesi.

Queste sue doti la rendono un’antesignana del crowdfunding, oltre ad esprimere una visione femminista per molti versi, evidente tra l’altro nella formazione delle centinaia di suore del suo Ordine.

Trovo molto interessante approfondire la conoscenza della sua strepitosa esperienza come esempio emblematico di realizzazione di sé, che può diventare contributo all’umanità che ci circonda.

Nel mondo cattolico ciò le è stato riconosciuto anche con la proclamazione come Santa Francesca Saverio Cabrini nel 1946 da parte di papa Pio XII.

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

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