L’essenza del prendersi cura

La Cura, mentre stava attraversando un fiume, scorse del fango cretoso; pensierosa ne raccolse un po’ e cominciò a dargli forma. Mentre è intenta a stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove. La Cura lo prega di infondere spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove acconsente volentieri. Ma quando la Cura pretese di imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo impedì e volle che fosse imposto il proprio. Mentre Giove e la Cura disputavano sul nome, intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il proprio nome, perché aveva dato ad esso una parte del proprio corpo. I disputanti elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta decisione: “Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, al momento della morte riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per prima diede forma a questo essere, fin che esso viva lo possieda la Cura. Per quanto concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra)”.

Questa antica favola attribuita ad Igino, scrittore romano del I sec. d.C., ci racconta del ruolo fondamentale del personaggio Cura, nel conciliare i diversi elementi di cui è composto l’essere umano.  L’essenza umana consiste quindi nella relazione tra la terra e lo spirito, forgiata dalla Cura.                                        In altri termini è fondamentale dare la giusta attenzione al nostro corpo come alla nostra anima, che qui definirei come i pensieri e le emozioni che si muovono in noi. Ciò costituisce la meravigliosa complessità che ci caratterizza, ed è frutto dei geni che ci compongono e del contesto che viviamo (presente e passato). Questa complessità include le nostre attitudini e aspirazioni, ma anche le difficoltà e le ferite, che definirei inevitabili…                                                         Penso che per prenderci cura di noi, sia prima di tutto necessario conoscerci meglio. E conoscere sé stessi non è affatto scontato come potrebbe sembrare.   Nei nostri abituali stili di vita, ad esempio, non è così ovvio che sappiamo ascoltare quello straordinario e misterioso corpo che abitiamo, nei suoi sofisticati funzionamenti e infinite potenzialità. Magari sarebbe utile dedicargli un tempo maggiore. Prima che arrivi a richiamare la nostra attenzione con qualche dolore o “malfunzionamento”.                                                                              Considerando la stretta interconnessione tra i pensieri, le emozioni e il corpo, quest’ultimo potrebbe farci notare una particolare condizione del momento (intendo ad es. un ricorrente fastidio in qualche parte del corpo in concomitanza ad un vissuto emozionale distinguibile).                                                                       Forse ciascuna di queste nostre componenti fortemente interdipendenti (che ci rendono esseri umani), può descriverci meglio chi siamo, se disposti ad approfondire un’autoconoscenza, che inizia certamente da un costante ascolto.                                                                                                       Conoscere sé stessi serve a comprendere i propri desideri, distinguere i punti deboli e i punti di forza, e magari quelle risorse interiori che ci viene facile utilizzare. Conoscersi per identificare le nostre qualità cognitive e le nostre qualità emozionali, nonché le capacità relazionali, per individuare poi il proprio stile di vita, quello che potrebbe far emergere meglio le proprie potenzialità e magari dar voce alle aspirazioni più profonde.                                                     Imparare ad autosservarci attentamente ci può consentire di mantenere nel tempo un sano contatto con la nostra umanità. Ricordandoci che nessuno di noi è delimitato dalla propria epidermide, ma che invece la condizione umana è strutturalmente relazionale. L’altro contribuisce in modo fondamentale al senso della nostra esistenza.                                                                                                                                                            Prendersi cura di sé significa anche saper convivere con gli altri, quindi assumerci la giusta responsabilità per gestire al meglio i nostri tanti ruoli                (famigliari, lavorativi, sociali ecc) e per facilitare la condivisione in tanti aspetti.                                                                                                                     La cura ci permette di forgiare, accudire, nutrire, tutelare, sostenere sé stessi e gli altri, portando la migliore attenzione, possibilmente tanta amorevole attenzione. Magari per averne anche in cambio, come spesso desideriamo nel nostro intimo.                                                                                                                                   E come la fiaba ci ricorda la Cura è l’essenza del nostro Essere qui

 

 

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

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