Disobbedendo si cresce e si guarisce, questa la morale che mi è sembrato di cogliere già nel titolo di questo libro che mi ha letteralmente folgorato: “Liberati dalla brava bambina. Otto storie per fiorire” di Maura Gancitano e Andrea Colamedici.
Una lettura quanto mai appropriata per queste settimane di confinamento in cui c’è tanto tempo per stare con se stessi; perché le storie – spiegano gli autori – non sono mai innocue: veicolano sempre idee del mondo e possono offrire una gabbia in cui chiudersi o una chiave per scappare.
Un libro dedicato all’archetipo del femminile e ai conflitti che l’hanno segnato attraverso i secoli del patriarcato. Otto storie di personaggi del mito, della storia, della fantasia, della letteratura, che raccontano quello che le donne hanno subito pur di essere libere e realizzarsi e che, come una memoria recondita, sembra riguardare anche le donne di oggi sotto forma di una latente insoddisfazione. Un problema senza nome su cui accendere una nuova luce.
Si spazia dal mito di Era, che racconta del rischio di rinunciare al proprio potere in nome di un ruolo, alla storia di Malefica, avvinta da una spirale di rabbia e vendetta che imprigiona prima d tutto lei; da Elena di Sparta , che non è proprietà di nessun re, a Difred, che ci ricorda il valore delle libertà che diamo per acquisite; da Medea, il cui vero strazio è tradirsi, a Daenerys e le sue ambizioni di potere; da Morgana e il rapporto con la sapienza antica, a Dina e il bisogno di condivisione.
Ma queste storie, per quanto avvincenti, non sono mero intrattenimento, fantasticherie, belle favole utili per distrarsi e sognare …
“In realtà, le storie hanno sempre avuto per l’umanità un effetto trasformativo e rivoluzionario, aiutando chi le ascoltava e leggeva a passare all’azione, a cambiare la propria vita. […] Occorre che Lei torni indietro, all’inizio della sua storia, e la racconti in un altro modo. Deve cercare di svelare tutti i segreti che sono stati rimossi e che – per dolore, vergogna, paura, rabbia, inconsapevolezza – le impediscono di vedere le possibilità del futuro.”
Specie nel momento che stiamo attraversando, occorre mantenere vivo il desiderio, non farlo significherebbe rassegnarsi, quindi non vivere. Dobbiamo accettare di poter ottenere la felicità e realizzare il nostro sogno. Per rompere ciò che ci trattiene , ad un certo punto, bisogna liberarsi dal ricordo delle ferite e cominciare a pensare che essere amati non è un merito ma un diritto[1].
[1] Zuleika Fusco, 13/04/2019