PSICHE e TANGO. Storia di un amore antico

Il tango è la storia di una contaminazione culturale. Di un incontro tra mondi differenti. È  riscoperta di nuove prospettive. È il vissuto di uomini lontani da casa in cerca di fortuna, ma con il cuore colmo di nostalgia, struggenza, e il desiderio di ritrovarsi in un abbraccio femminile che riportasse anche solo per un secondo alla mente la memoria del profumo di altra pelle cara, quella delle donne lasciate in patria, compagne senz’altro, ma anche madri e figlie.

Se la passione è il luogo comune che si associa all’idea del tango, questo è in realtà molto altro e molto di più. È la ricerca spasmodica di un momento ideale, di una relazione equilibrata in cui femminile e maschile si incontrino, con una perfetta consapevolezza dei ruoli e con una profonda reverenza nei confronti della diversità che non è limite o discriminazione, ma risorsa e ricchezza.

Nell’ambito del rapporto uomo-donna, quando le distinzioni tra maschile e femminile non sono più discriminazione ma rispetto della diversità, l’uomo diventa il paladino dei valori del femminile. Li esalta e li protegge. Nel tango il gioco delle parti è molto forte e i ruoli si connotano con evidenza. L’uomo ha il compito di guidare, avendo quindi attenzione per la sua dama e contemporaneamente per tutto ciò che ha attorno (lo spazio e le eventuali altre coppie). La donna è centrata sul sentire il cavaliere e gli input che da lui giungono per muoversi all’unisono, per restituirgli energia e presenza.  Si può sicuramente generare una dinamica molto patriarcale, che può far provare a un uomo l’ebbrezza del comando e il risvolto oscuro della responsabilità che può generare frustrazione.  In questo caso il ballo perde di leggerezza e diventa una comunicazione difficile. Quando invece il ballerino evolve e comprende che la dama è la sua complice, la danza si trasforma. La guida maschile diventa il mezzo per trasferire alla donna sicurezza e per esaltare le sue qualità. Lei allora può chiudere gli occhi, volare leggera, creare e adornare per rendere il ballo di entrambi bello per se stessi e agli occhi degli altri.

Chi balla un tango investendo se stesso riscopre una sua parte timida e una narcisistica, il timore e il piacere di mostrarsi. Mette in discussione se stesso, perché si immerge in un abbraccio che dura 3 o 4 minuti, eppure si confronta con i suoi disagi, primo tra tutti quello di condividere uno spazio intimissimo, largo quanto quell’abbraccio  appunto, e di dover gestire questa relativa distanza in maniera serena, garbata, per stare e far stare a proprio agio.

Ballare tango significa essere disposti a lavorare su un progetto importante di relazione e di comunicazione, in cui il linguaggio vietato è quello verbale. Nel tango infatti parla il corpo, sempre sincero e rivelatore, e ancor più la qualità energetica delle persone strette nell’abbraccio, che nell’interazione generano una forza terza, scomoda o piacevole, ossia il legame che si stabilisce trai due.

Non basta. In una tanda, tempo dei quattro tanghi che si condividono in pista, i ballerini gestiscono le emozioni. Sanno che, positive o negative, non necessitano qualcosa che vada oltre il loro ballo. Sanno che lasceranno andare l’altro a fine di quel momento, conoscendo bene la differenza tra pista e vita, e imparando a distinguere l’attaccamento dalla condivisione. Ma poi, pista e vita sono davvero cosa diversa? Probabilmente no, e forse ciò è uno dei motivi per cui questo ballo social ha conquistato e sedotto il mondo, diventando parte del patrimonio mondiale dell’umanità.

In effetti, a ben pensarci, il tango è una perfetta metafora della vita. Gestione dello spazio e dei confini, conoscenza di sé per star bene con l’altro, trovare un proprio equilibrio e spostare il proprio baricentro in un continuo assestamento, che tenga in considerazione la propria autonomia e la dimensione di coppia, sono temi cari a qualsiasi persona motivata a fare un serio lavoro interiore.

Ma anche conoscere i propri limiti personali, fisici, e trasformarli in caratteristiche, trovando un proprio stile, un proprio modo di essere nello spazio, una propria identità…

Se si mette da parte l’ansia da prestazione o l’ambizione sfrenata, Il tango è quindi per tutti, senza limiti di età o di fisicità. Si adegua alle nostre esigenze di divertimento e di indagine interiore. Ci riporta al rispetto delle regole del buon vivere comune e al galateo.  Diventa pertanto il mezzo di una sana socializzazione, una valida auterapia, se consideriamo che therapeyo in greco antico significa prendersi cura

E inoltre? Il tango è poesia, è un atto creativo che tra inquietitudini e gioie, nutre bene il corpo, allenta la mente, accarezza il cuore, solletica alla ricerca della psiche…

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