L’odore di camomilla e limone della nonna, quello pungente della menta, di erba tagliata o bagnata di pioggia, dei popcorn sgranocchiati al cinema, di burro e cannella dei frollini gustati in Francia, quello legnoso di certe stanze piene di storia, di pulito dei panni stesi, di benzina al distributore, di latte e vaniglia di un neonato, di armadi disordinati dell’adolescenza, di libri. Basta soltanto nominare certi odori per far riaffiorare ricordi ed emozioni ad essi inscindibilmente collegati.
La memoria olfattiva è antica e tenace, intrecciata a pezzi di vita, persone, luoghi.
Senza l ‘olfatto e la sua memoria le nostre esperienze sarebbero meno ricche, funzionali ed emozionanti. L’odorato è tra i cinque sensi il più sottovalutato o dato per scontato, ma in realtà ha un’importanza cruciale per l’essere umano e ancor più nel mondo animale. Ci permette di percepire odori potenzialmente pericolosi come il gas o il fumo di un incendio, coadiuva il gusto nella percezione dei sapori (pensiamo a quando abbiamo il raffreddore), ci permette di riconoscere le persone come nel caso della madre e del suo bambino e tanto altro ancora.
Il naso dunque è un preziosissimo alleato, le cui funzioni sono strettamente connesse con il cervello dove le informazioni vengono smistate e elaborate principalmente dall’emisfero destro, nostra parte analogica, non verbale, sede del nostro “sentire”. Tra le aree cerebrali coinvolte vi sono quelle deputate all’elaborazione delle emozioni e della memoria.
Tutto questo spiega il potente valore evocativo dell’olfatto. Il profumo della persona che amiamo, ad esempio, attraversa le narici, passa per il centro delle emozioni e infine si trasforma in memoria a breve e, successivamente e grazie a reiterate esposizioni, a lungo termine. A quel punto entra ufficialmente a far parte del nostro bagaglio di emozioni e ricordi, substrato della nostra esperienza, archivio delle nostre conoscenze, lente con cui osserviamo la vita. Si tratta di un vero e proprio processo che, quasi magicamente, trasforma il mondo in una parte di noi gelosamente custodita in quello strabiliante armadio interiore dei ricordi.
Ma i ricordi e i profumi ad essi associati, lo sappiamo, non sono tutti piacevoli e talvolta ci sorprendono come pugni nello stomaco catapultandoci in quella situazione nel giro di pochi istanti e quelli, davvero, non sono memorie che vorremmo conservare.
La natura trattiene in noi tutto ciò che è funzionale all’evoluzione, dunque forse non “vince chi dimentica”, vince chi trasforma.
Accanto a quelli sgradevoli ci sono fragranze e i loro ricordi dai quali attingere forza e speranza quando la vita, per sua missione, ci mostra i suoi lati più complessi ma, ripeto, sempre utili. Ricordare momenti speciali, evocati da certi profumi, come quel tè sorseggiato fra sorrisi e racconti in un pomeriggio di primavera, il dopobarba di un buon padre, di lemongrass dell’infanzia, di casa nuova e i suoi sacrifici, di sala operatoria del giorno della nascita di un figlio, o pungente di un peschereccio in Grecia o di un mercato turco, significa tenere nella mente e nel cuore, la gratitudine per averli vissuti e assaporati, la ricchezza e la generosità della vita, la fiducia che possiamo crearne dei nuovi.
- …Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo…subito la vecchia casa grigia sulla strada…e con la casa la città…
- Marcel Proust
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