il cadavere squisito

La creatività come possibilità di esprimere liberamente se stessi…intuire, inventare, immaginare, per produrre qualcosa di nuovo, frutto sia dei nostri processi cognitivi che di emozioni, sensazioni, desideri, visioni. Ciò avviene solitamente quando ci consentiamo la Libertà di dare maggiore centralità alla parte analogica in noi: più incuranti degli schemi consueti, delle regole formali, della logica e della coerenza, e quindi del giudizio che deriva dalle solite valutazioni bello/brutto, giusto/sbagliato, originale/banale, possiamo dare una forma alle tante potenzialità interiori spesso ignorate.

Attraverso l’immaginazione, che ci libera dai vincoli dello spazio e del tempo, possiamo accedere ad un universo in cui tutto è possibile. E lì potremmo muoverci al meglio con uno strumento fondamentale, vista la sua natura spontanea, libera, fluida, potente: il gioco.  Trovo che giocando con tutti i nostri sensi, unendo le nostre conoscenze alla voglia di sperimentare, alla capacità di simbolizzare, con giusta fiducia per la preziosa espressione dei contenuti del nostro inconscio, potremmo soggettivamente dare forma alla Bellezza.

Diventa poi evidente il collegamento tra gioco, immaginazione e arte, che così sintetizza Friedrich Schiller (poeta e drammaturgo tedesco di fine ‘700, compositore del testo Ode alla gioia): “Il sentimento del bello è il fondamento del gioco, l’arte nasce proprio da quel particolare stato di grazia, disinteressato e a-finalistico, sottratto all’influenza del sensibile, che è il gioco. L’attività ludica è esercizio di esteticità e l’arte è superiore manifestazione della libera potenza creativa del gioco”

Ad esempio per i surrealisti il gioco è stato una filosofia di vita e un modo di essere. Il surrealismo è stato un movimento culturale che ha coinvolto la letteratura, tutte le arti visive e il cinema a partire dall’inizio degli anni ’20 e che si diffuse poi molto nella cultura del Novecento.

Un tratto fondamentale del pensiero surrealista fu certamente una forte critica alla razionalità e, in vari modi, la ribellione alle convenzioni culturali e sociali; veniva rifiutato e quindi combattuto il predominio della ragione sulle altre funzioni dell’essere umano e tutta la conoscenza veniva messa in discussione grazie all’influenza di nuove teorie come quella dell’inconscio, contestualmente alla diffusione degli studi e delle opere di Freud e Jung.

L’espressione delle potenzialità della parte inconscia permette di raggiungere uno stato che va “oltre” la realtà (sur-realtà) e in cui sogno e veglia sono entrambe presenti e in modo profondo si armonizzano; da lì si può inoltre accedere a ciò che sta oltre il visibile…

Il pensiero surrealista punta ad una trasformazione totale dell’approccio alla vita, attraverso una vera liberazione della persona dalla morale comune, dando spazio alla poesia, al sogno e alla follia, e considerando l’amore il fulcro della vita.

Il poeta francese Andrè Breton ne fu il principale teorico e contribuì sostanzialmente alla stesura e diffusione dei manifesti surrealisti, a partire dal primo del 1924 che definì il surrealismo: “ Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”

Il gioco, attività che per loro si esplicitava soprattutto attraverso il linguaggio, permetteva di indagare il “reale funzionamento del pensiero”, fornendo elementi importanti di conoscenza del Sé, aspetto che consideravano di primaria importanza per una vera trasformazione interiore; altro fattore che motivò il loro interesse per il gioco è che si tratta di “un’azione libera per eccellenza”, senza alcun fine immediato, in un momento di indipendenza assoluta e di rivolta dello spirito contro i condizionamenti del contesto.

Portava con sé anche l’enorme valore della sfida, della provocazione e dell’opposizione, in quanto sottolineava il prevalere del principio di piacere sul principio di realtà.

Altra ragione per il loro interesse verso l’attività ludica, solitamente di gruppo, era la capacità di rafforzare la coesione dei partecipanti e approfondire la conoscenza reciproca; in generale l’importanza del gioco diventò un tratto ricorrente nelle opere di Breton.

Fra i principali giochi a cui si dedicavano mi piace descrivere quello definito “ le cadavre exquis” (il cadavere squisito), la cui prima prova si tenne nel 1925 e che prende nome dalla prima frase “Il cadavere squisito berrà il vino nuovo” come risultato di un esercizio a cui parteciparono cinque persone.

Il gioco consiste nel comporre una poesia o uno scritto, con il contributo di ogni partecipante, ma senza che il contributo di ciascuno sia visibile agli altri: la prima persona ad esempio scrive un sostantivo su un foglio di carta, che poi piega, nascondendone così il contenuto e lo passa al successivo che aggiungerà un aggettivo, lo nasconderà, per poi lasciarlo al terzo che scriverà un verbo, e così via fino a completare la frase.

Il risultato è solitamente sorprendente, in quanto nella più spontanea libertà emerge l’espressione di una realtà altra, inconsueta, stravagante e spesso molto poetica, attraverso l’intensa attività metaforica della nostra parte intuitiva. Tra le possibili varianti del gioco che in seguito si diffusero vi era quella in cui l’obiettivo era realizzare un’immagine, attraverso un disegno o un collage; direi che tentavano di applicare l’automatismo verbale anche nel gesto con vari procedimenti: collage, frottage, fumage, coulage, disegno alla candela ecc. e di diffonderli per essere accessibili a chiunque perchè “ la poesia e l’arte deve essere fatta da tutti”

A Breton piaceva dunque prevedere come logica conseguenza che “il poeta futuro supererà la deprimente idea dell’irreparabile divorzio dell’azione e del sogno”

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Autore: Alessandra Caroli

È counselor relazionale ad indirizzo mediacomunicativo ed educatrice professionale. Per Avalon si dedica da anni ad attività di counseling, tutoring e organizzazione di eventi. Coordina le attività didattiche ed è parte del corpo docente della Scuola di Counseling e Media-Comunic-Azione. Si occupa di counseling e formazione in contesti pubblici e privati, con un’esperienza decennale in ambito sociale, attraverso progetti di riabilitazione per la disabilità psico-fisica di adulti e bambini e di sostegno alle famiglie. Da sempre ama approfondire la conoscenza di luoghi e culture diverse, unendo quindi il viaggio fuori al viaggio dentro di sé. Con entusiasmo, attraverso la rubrica “Il punto di vista del counselor”, si occupa di sostenere e divulgare questo approccio alla crescita personale e di favorire nel lettore un ampliamento delle prospettive nell’affrontare la quotidianità.

One thought on “il cadavere squisito

  1. Valerio Ivo Montanaro

    Grazie Alessandra, trovo prezioso il tuo riportare all’evidenza che il gioco apre porte su universi infiniti!

    Reply

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