La pelle, questa meraviglia

Ogni cliente che seguo porta con sé, come è naturale che sia, il proprio mondo.

Ciò di cui spesso non ci accorgiamo, è di quanto il nostro mondo si imprima sulle nostre cellule e quanto la pelle, che è il ponte che ci collega all’esterno attraverso le sensazioni, lo rispecchi.

Mi capita così di osservare donne che vogliono coprire difetti che non hanno, nascondere una macchia, cancellare un rossore, estinguere quella piega che viene quando sorridono.

Non posso fare a meno di notare come ciascuna di queste esigenze sia una metafora di vita. Quante volte ci vediamo difetti che altri non vedono? Quante vorremmo nascondere qualcosa che “ci macchia” e ci sentiamo in colpa, o togliere il rossore per nascondere una vulnerabilità, o ancora mostrare un sorriso senza “pieghe” che indichino altro.

La pelle diventa così testimone di ciò che ci accade a livello interiore, e il nostro modo di accudirla può, di conseguenza, rivelarci altro di noi.

Possiamo per esempio tendere a darle troppo (troppe creme, troppi oli, a “soffocarla”) oppure a non darle abbastanza. Possiamo sbagliarci a valutarla e ritenerla in un modo, per esempio grassa, mentre invece è sensibile.

Così ci trattiamo nel quotidiano.

Se tutto è metafora, anche la pelle lo è.

Accudirla al meglio significa ascoltarla, sentire le esigenze che si modificano a seconda delle situazioni – temperatura esterna, ciclo mestruale, stress, età – e in modo fluido adattare la routine.

Lo stesso avviene per noi stessi: ascoltarci, modificare i nostri comportamenti a seconda delle variazioni del nostro sentire, essere dinamici e adattarci ai cambiamenti è certamente l’accudimento migliore che possiamo dedicarci.

 

 

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